I pellegrinaggi nel Quartier del Piave
Il confine tra piano e colle è sempre stato ben definito: la fede spesso si manifestava con pellegrinaggi e rogazioni verso i santuari in collina, la salita come atto di sofferenza alla ricerca del perdono o del miracolo
Nel XII secolo arrivarono i monaci pomposiani a Vidor e fondarono l’abbazia di Santa Bona, polo di riferimento sia per le bonifiche agricole che per la fede nel territorio. La presenza delle reliquie della santa egiziana ne fecero luogo di pellegrinaggio per viandanti e fedeli.
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A Colbertaldo il Santuario della Madonna delle Grazie è meta di pellegrinaggio dal medioevo per l’effige della Madonna, che avrebbe proprietà taumaturgiche. Il culto risale all’arrivo della peste nel 1346 e fu diffuso da dei frati scappati da Santa Caterina di Treviso, dove imperversava il morbo. Tra il 1925 e 1927, il santuario di San Martino venne ricostruito poco a valle della chiesa originaria in zona Campagnole di Col San Martino. Da generazioni è frequentato da coppie che desiderano avere figli ed è noto anche fuori dalla diocesi.
Il rituale consiste nel trarre da un’urna due nomi, uno femminile e uno maschile, ed invocare il santo: il nascituro porterà uno dei nomi designati e verrà ringraziato San Martino durante la cerimonia. Poco distante, sulla collina opposta ad est, si alza la curiosa chiesa di San Vigilio, un edificio noto dal Trecento e caratterizzato dall’entrata eccentrica con a lato un tozzo campanile. La chiesa, che è adagiata su un poggio tra i vigneti, è meta dei pellegrinaggi da secoli per invocare la pioggia. La siccità, grande nemica dei lavori agricoli e dei contadini, era il problema principale, essa poteva decretare la fortuna o la rovina di intere famiglie.
A Farra di Soligo la chiesa della Madonna dei Broi, posta poco a sud dell’abitato, è stata per secoli meta di pellegrinaggi da parte della popolazione per invocare la pioggia. Nella pianura, al confine tra Sernaglia, Farra e Pieve in località Pateàn, si trova l’oratorio di San Tiziano in Campagna, le cui origini risalgono al XIII secolo e che fu edificato, secondo la tradizione, come ringraziamento per la scomparsa di un’epidemia. Al suo interno, dagli anni Trenta del Novecento, è conservata una statua lignea della Madonna della Guardia, portata qui dal santuario ligure e meta di venerazione. Nella parte nordorientale del Quartier del Piave, sul colle più alto sopra Soligo, la chiesa di San Gallo occupa il sito dove si trovava un castello caminese nel medioevo. Da tempo immemore è meta di pellegrinaggio, qui venivano portati i bambini “a cior la son”, ovvero il sonno. Si trattava evidentemente dei tipici disturbi infantili di insonnia, che caratterizzano la parte inziale della vita. La processione partiva da Soligo, raggiungeva la chiesa parrocchiale posta rialzata sul paese con il camposanto, quindi, si iniziava la salita seguendo il sentiero che corre ancora lungo il crinale sudorientale. Poco a nord si trova il villaggio di Collagù, meta di pellegrinaggio almeno dal XVIII secolo per la Madonna dei Dolori.
Il culto è legato alle sofferenze di Maria in vita e si è diffuso perché umanizzava la madre di Cristo. Le rogazioni salivano qui anche per pregare e ringraziare la Madonna che aveva protetto i raccolti da grandinate e tempeste, che erano le principali preoccupazioni dei contadini. La chiesa attuale fu ricostruita all’inizio del Novecento e conserva le reliquie dei santi martiri romani SS. Florida ed Emilio, anch’esse meta di culto. Ad agosto e novembre, le processioni partivano da Soligo e da Farra, per raggiungere il santuario tra i boschi. Lungo la strada che da Soligo porta a Collagù, nel fondovalle, si incontrano il capitello di Sant’Antonio e una grotta della Beata Vergine Immacolata: in entrambi i casi fiocchi rosa e azzurri sono posti per festeggiare i nascituri, ma presso il culto della Madonna si trovano anche numerosi ex-voto, legati alla guarigione di alcune parti del corpo. A Pieve di Soligo l’oratorio di Santa Maria Maddalena ha origini medievali, compare infatti nelle cronache a partire dal 1354. All’interno vi era un altare dedicato a San Valentino e si aveva l’indulgenza plenaria se si effettuava il pellegrinaggio nel suo giorno. Il 22 luglio una processione partiva dalla pieve di Santa Maria Assunta verso Santa Maria Maddalena, qui si prendeva la statua della santa e la si portava in ostensione all’altare della parrocchia per una settimana, l’ottavo giorno con canti e preghiere la si riconduceva all’oratorio.
San Rocco si trovava nella piazza di Pieve di Soligo e fu demolita nel 1880 per le nuove esigenze edilizie. Dedicata al santo protettore dalle malattie, non casualmente era chiamata chiesa dell’ospitale perché qui venivano condotti gli avvelenati e i malati durante le epidemie. Da qui partivano gli abitanti della Contrà del Trevisan, cioè della destra Soligo, per la processione per l’adorazione delle Quaranta ore alla parrocchiale di Santa Maria Assunta. Tra Collalto e Falzè, vicino all’immissione del Soligo nel Piave e lungo una via di comunicazione millenaria come la presunta Via Claudia Altinate, si trova la chiesa di Sant’Anna. Nata nel medioevo con dedicazione alla Madonna, al suo interno c’era un altare dedicato a Sant’Anna che era meta di pellegrinaggio e devozione, in quanto protettrice delle partorienti. Nel primo Ottocento l’intitolazione mutò a favore della madre di Maria, per l’acceso sentimento religioso nei suoi confronti. A Fontigo, lungo il Piave, il Santuario di Santa Libera ricorda il capitello che qui esisteva sin dal medioevo e che era legato agli zatèri. Di notte veniva accesa una luce per indicare la presenza degli scogli nei pressi dell’edificio. L’attuale chiesa fu costruita nel 1912 perché i devoti che qui venivano in pellegrinaggio erano in crescente numero, in quanto la santa è protettrice dei naufraghi, degli animali domestici, delle partorienti e dei raccolti. Ancora oggi, ad inizio ottobre, la statua della santa viene portata in processione dalla parrocchia al santuario. A Refrontolo, all’interno della chiesa di Santa Margherita, è conservato un dipinto di Dalle Ceste che ricorda una processione con Via Crucis effettuata nel 1855 per scongiurare l’epidemia di colera che imperversava nel territorio.
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