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16 maggio 2024

Conegliano

Province in serie B? "Meno democrazia"

Parola di Floriano Zambon che, tra decreti e proposte, dice la sua

| Pietro Panzarino - Vicedirettore |

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Province in serie B?

Pietro Panzarino e Floriano Zambon

CONEGLIANO - Provincia sì, Provincia no. E' uno dei tormentoni della politica italiana. Fino a qualche anno fa la Lega Nord era riuscita a imporre il mantenimento delle Province, perché a quel livello istituzionale aveva piazzato le seconde file dei suoi dirigenti. Sembrava che l'uscita dai gangli vitali della Lega avrebbe favorito la loro cancellazione, che finora è sembrata una impresa "titanica". Ci aveva provato Monti a novembre dell'anno scorso con un decreto-legge, che non venne approvato, mentre un suo intervento precedente venne dichiarato incostituzionale dalla Corte Costituzionale, che però non ha ancora depositato le motivazioni.

 

Il Governo Letta ha preso alla larga l'argomento, con un disegno di legge costituzionale, che prevede la soppressione del termine "Provincia" dalla Costituzione e che sta facendo il suo iter. Nel frattempo ha presentato un disegno di legge, approvato dal Governo il 26 luglio scorso, che prevede lo svuotamento dei poteri della Provincia. Nell'attesa della soppressione costituzionale, il disegno di legge attende di essere completato, tenendo conto delle motivazioni della Corte Costituzionale. Ne abbiamo discusso con Floriano Zambon, vicepresidente della Provincia di Treviso e sindaco di Conegliano.

 

Su proposta del Presidente del Consiglio, del ministro dell’Interno Angelino Alfano, del ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie, Graziano Delrio, e del ministro per le Riforme costituzionali, Gaetano Quagliariello, il Governo ha presentato un disegno di legge per il riordino delle funzioni delle province, in attesa che venga approvato il disegno di legge costituzionale che le abolisce.

Per inquadrare il problema delle strutture amministrative ai vari livelli, bisogna guardare a quello che succede in Europa, tenendo conto che ci sono Stati di diverse grandezze, da una parte Germania, Francia e Spagna con i quali dobbiamo confrontarci e dall'altra Stati più piccoli, come Austria, Slovenia e Croazia, ciascuno dei quali si può confrontare con la nostra regione del Veneto. I tre grossi stati sopra citati hanno anche qualche livello amministrativo in più, rispetto all'Italia, come la Francia e la Spagna. Venendo poi all'Italia, abbiamo una situazione tutta particolare: noi abbiamo comuni più grandi di regioni, regioni più piccole di una provincia, basta pensare alla Valle d'Aosta, all'Umbria e allo stesso Friuli Venezia Giulia. Da questa premessa deriva che un approccio più razionale debba appoggiare su parametri oggettivi, per superare le attuali province.

 

Quali possono essere questi parametri?

Avevo guardato con interesse la proposta del Governo Monti, che affidava a due parametri oggettivi, ossia il numero degli abitanti e dei kilometri quadrati, i parametri per la individuazione della del territorio provinciale, ma purtroppo la Corte Costituzionale lo ha ritenuto incostituzionale e si attendono ancora le motivazioni.

 

Gli orientamenti del Governo, come si evince dal comunicato ufficiale della Presidenza del Consiglio del 26 luglio 2013, intendono dare vita ad un ente di secondo grado semplificato, di area vasta, dove le funzioni sono ridotte e dove al posto di Presidente e consigli provinciali eletti a suffragio diretto si avranno sindaci e presidenti delle Unioni. È prevista inoltre una assemblea, che eleggerà al suo interno il presidente della Provincia. Un organo più ristretto di sindaci, il Consiglio provinciale, avrà compiti di indirizzo. Tutti i sindaci e i componenti degli organi svolgono le loro funzioni a titolo gratuito.

Non mi scandalizzo a immaginare la provincia come organismo di secondo livello, anche se in qualche modo questo comporta la sottrazione di un livello di democrazia.

 

Alle Province come enti di secondo grado (il nome Province in questa legge resta, essendo ancora in Costituzione), rimarranno le funzioni di pianificazione riguardo territorio, ambiente, trasporto, rete scolastica. L'unica funzione di gestione diretta riguarderà la pianificazione, costruzione e manutenzione delle strade provinciali. Traduciamo questo dato nella situazione trevigiana: quali sono le competenze, che immediatamente dovrebbe perdere? Quanto spazio attuale le verrebbe tolto?

Queste competenze sono il fulcro, la spina dorsale della provincia. Del resto è quello che noi facciamo nella amministrazione provinciale di Treviso, anche se nel tempo si sono aggiunte funzioni, che risultano chiaramente delle superfetazioni, di cui si dovrebbe depurare. Per esempio le competenze per i ciechi, che dovrebbero essere trasferite alle ULS.

 

La Provincia di Treviso e le altre continuano a muoversi come se non fosse successo niente?

A Treviso c'è voglia di esserci e di fare, anche se è evidente il disagio, che scaturisce dall'incertezza del futuro. È vero, comunque che in altre parti dell'Italia, a Nord e Sud a Est ed Ovest alcune province hanno tirato i remi in barca. Ci sono poi le situazioni delle province commissariate, che vivono una situazione giuridicamente difficile da sostenere, anche perché quanto aveva disposto il decreto Monti in materia è stato dichiarato incostituzionale. Tra l'altro si avvicina la scadenza del rinnovo delle 55 province, che dovrebbero andare alle elezioni l'anno prossimo. Insomma è una situazione difficile, anche perché la vita di questo Governo, in questo momento, è in bilico.

 

In questa situazione, come si muove la Regione?

Il Veneto e le altre regioni puntano alla soppressione delle province, perché vogliono gestire funzioni amministrative ed esecutive, che la Costituzione non attribuisce loro, perché dovrebbero curare essenzialmente la funzione legislativa e non quella gestionale!

 


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