VITTORIO VENETO - Le migrazioni da sempre costituiscono un crogiuolo in cui si mescolano e ricompongono i caratteri antropologici d’una popolazione. Il fenomeno può avvenire in modalità, tempi, conseguenze molto diversi ed è tanto articolato quanto inevitabile. Non sempre è un processo facile e bene accetto; occupa spazi cruciali nel dibattito politico. L’incontro con la gastronomia di altre culture è uno degli aspetti che le migrazioni rendono palese.

Ma all’occhio vigile d’OggiTreviso non poteva sfuggire un connotato meno eclatante; questo in ambito sportivo. Da alcuni anni, con l’irrobustirsi della presenza di certi ceppi etnici, l’area Fenderl è diventata uno stadio naturale del cricket. Con la buona stagione, e la notizia è che il Campionato è cominciato, il sabato pomeriggio vi vengono disputate delle interminabili partite. E’ uno sport di squadra nato in Inghilterra secoli fa che ebbe grande diffusione nelle sue ex colonie. Specialità olimpica, è addirittura il secondo gioco al mondo per numero di praticanti e pure l’Italia, con l’apporto degli immigrati, sta scalando posizioni nelle classifiche.

La curiosità che ci interessa non sta solo nella penetrazione di questo gioco nella nostra quotidianità ma è pure un’altra, evoluzionistica. Il vittoriese può vantare infatti un’antica tradizione ludica, spentasi nel secondo dopoguerra, che pare un antenato del cricket: il pìrol pàrol. Questo gioco che vedeva i nostri nonni (da ragazzini) animare le piazze cittadine si giocava con una mazza-pàrol ed il pìrol che anziché essere una palla era un bastoncino a due punte. Esistono due squadre, un bersaglio da colpire, un lanciatore, gli avversari che devono eliminarlo centrando un bersaglio o afferrando il pìrol al volo. Le regole non son tutte qui ma, se il lettore gradisce, potremmo dettagliarle suffragando la tesi che tra pìrol-parol e cricket esistono ataviche corrispondenze che probabilmente affondano in un comune ancestrale istinto ludico.