IL RAPPORTO CON IL RISCHIO
Rischio e incertezza nelle imprese e nelle persone
| Claudio Bottos |
LAVORO - Come sappiamo il rischio zero non esiste, perché il rischio riguarda un evento futuro e nessuno lo può prevedere. Il rischio è “l'effetto dell'incertezza su un risultato atteso” e quindi se viene adottato un approccio basato sul rischio, una persona o una organizzazione diviene proattiva piuttosto che reattiva, prevenendo o riducendo gli effetti indesiderati e promuovendo, soprattutto nelle aziende, il miglioramento continuo. Pertanto, senza la previsione non possiamo valutare il rischio.
Il sociologo tedesco Ulrich Beck, uno dei più originali ed acuti interpreti della globalizzazione, pubblicò un libro nel 1986 dal titolo: “La società del rischio”. Beck spiega che la vita è un risiko e, il rischio è ormai il centro della nostra esistenza come singoli e come società, è la cornice, il perimetro di gioco entro il quale siamo chiamati ad agire ed orientarci. Beck crede nella capacità del lavoro intellettuale di fornire mappe di orientamento e nel libro sottolinea come, l’assumere consapevolezza della dimensione totalizzante del rischio sia non solo una scelta responsabile, ma soprattutto comporti il cruciale vantaggio di poterlo gestire. Sono passati 55 anni da quel libro, e la realtà si è dimenticata della sua analisi. Lui auspicava il riconoscimento collettivo della “società del rischio”, ma la reazione, dei singoli, della politica e dei media è andata in direzione diametralmente opposta a quella auspicata da Beck.
In questi ultimi decenni in cui tutti parlano e pretendono diritti, si pensa ad una “società a rischio zero”. Quando sarà passata questa buriana del COVID, e il virus sarà ricondotto a condizioni di convivenza con il genere umano, sarà interessante rileggere questa stagione pandemica, e soprattutto quella della fuoriuscita da esso tramite i vaccini, alla luce dell’illusione collettiva del “rischio zero”, divenuto nel frattempo da irrazionale desiderio a diritto. L’economia, prima ancora di renderla comprensibile a tutti, è di tutti. Ci siamo dentro tutti, con le nostre teste e le nostre emozioni, prima ancora che con le nostre conoscenze di economia. Conoscere le persone, capire come agiscono e reagiscono è fondamentale per capire gli aspetti economici. Che cos’è l’incertezza? Se andate sul dizionario “Sabatini Coletti” trovate scritto: “Natura imprecisa, contraddittoria di un dato conoscitivo che, quindi, genera dubbi, perplessità […]. Mancanza di prevedibilità: incertezza della situazione politica, economica. Stato di dubbio, incertezza in cui si trova chi non ha sufficienti elementi conoscitivi per stabilire che cosa sia vero e che cosa sia falso, giusto o sbagliato […]. Mancanza di sicurezza […].
Ma come influisce il rapporto con il rischio delle persone e quali meccanismi portano a ragionare con logiche prudenziali o senza prudenza proiettandole in un gioco spericolato? Basta pensare agli investimenti dei risparmi personali o alle scelte aziendali per chiedersi quale approccio al rischio fa di un investitore un buon investitore e un imprenditore un buon imprenditore, visto che fare impresa comporta rischio. Purtroppo, come detto sopra non esiste il rischio zero e i paradossi sul rischio, basta navigare in internet, si sprecano. Uno dei paradossi più conosciuti è quello di Ellsberg, dove si chiede alle persone, con un’urna contenente delle palline colorate, di fare delle scommesse, e in base al colore della pallina che viene estratta possono vincere una certa somma. Lo potete trovare qui su Wikipedia. Sono stati vari i tentativi di spiegare le osservazioni di Ellsberg dal punto di vista della teoria della decisione. Siccome l'informazione dell'individuo sulle varie probabilità è incompleta, questi tentativi si concentrano talvolta sulla quantificazione dell'ambiguità non probabilistica che il soggetto affronta (concetto di incertezza). In altri termini, questi approcci assumono che l'individuo concepisca una probabilità soggettiva sugli esiti possibili.
In sintesi, potremo dire che, la maggior parte degli individui, non essendo in grado di calcolare o valutare il rischio, si affida alla sua visione o percezione soggettiva e questo, forse, spiega il perché dell’illusione collettiva del rischio zero che, nel frattempo si è trasformato da irrazionale desiderio a diritto. Per ritornare sul tema del pretendere il rischio zero di vaccini, è molto efficace l’ironico paradosso di Paolo Hendel sul ilfattoquotidiano che potete ascoltare qui. Bisogna lavorare per far crescere, sia nelle persone che nelle imprese, una maggiore cultura sul concetto di rischio, calcolo delle probabilità e incertezza.
di Claudio Bottos (Consulente del lavoro e di direzione strategica aziendale)