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01 settembre 2024

Vittorio Veneto

I santi venerati dai barbari

Alcuni santi sono particolarmente venerati nella zona alpina e più a nord, ma nel corso dei secoli il loro culto si è radicato anche nel nostro territorio

| Michele Zanchetta |

| Michele Zanchetta |

san martino ceneda

VITTORIO VENETO - I santi guerrieri sono una delle dedicazioni preferite dai popoli germanici, infatti, con i loro attributi militari quali armatura, spada e mantello, agli inizi della cristianità apparivano molto simili allo spirito guerresco e assimilabili agli dèi pagani del panteon germanico.

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San Martino ha molti edifici sacri a lui dedicati in tutta l’alta Sinistra Piave, spesso localizzati lungo le antiche vie di passaggio, infatti, è il protettore di viandanti e albergatori, ma anche degli animali cornuti, collegandosi così alla cultura contadina e della transumanza. La divisione del mantello a favore dei poveri è stato elevato a ideale di generosità, mostrando come un soldato possa avere il dono della compassione. E’ curioso notare che nel Cenedese alcuni degli edifici a lui dedicati sono posti lungo l’ipotetico tragitto descritto da Venanzio Fortunato nel VI secolo, da Tours in Francia a Ravenna. Il santo poeta di Valdobbiadene, che fu vescovo di Poitiers, descrive il percorso di pellegrinaggio, che tocca alcuni luoghi a lui cari, legati alla sua esperienza religiosa e personale. Nel Cenedese, troviamo diverse chiese a lui dedicate, tra le quali a Conegliano, a Sarano, a Visnà di Vazzola, a San Fior, a Bibano, a San Martino di Colle Umberto, a Ceneda il castello vescovile, nel Quartier del Piave a Col San Martino, a Mosnigo, a Falzè e in Vallata a Fratta di Tarzo e a Santa Maria di Revine, sebbene l’oratorio sia distrutto.

 

San Michele, uno degli arcangeli, fu uno dei primi culti delle popolazioni germaniche convertite. Non appare casuale questa venerazione, si tratta di colui che ha guidato le schiere degli angeli contro Lucifero; il suo nome è “Mi ka ‘el?”, che in ebraico vuol dire “Chi è come Dio?”, ovvero la frase rivolta agli angeli ribelli. Essendo un arcangelo, un essere divino creato da Dio, è legato all’ordine e agisce direttamente per sua parola: ecco perché spesso è raffigurato come un giudice, con bilancia e spada. Ci sono diverse chiese e oratori, nel Felettano, a Gai in Vallata, lungo il Piave nella bassa pianura di Conegliano e ovviamente anche a Vittorio, in località Salsa, a metà strada tra Ceneda e Serravalle, dove non a caso sono state trovate sepolture longobarde. Diversamente, altri santi arrivarono da nord seguendo altre vie, lungo le strade del medioevo infatti viaggiavano economie, fede e armi. La penisola, terra di conquista per secoli, vide l’arrivo di popoli germanici che, pur cristiani, avevano una società differente.

 

San Leonardo a Conegliano è l’antica dedicazione della chiesa sul colle, a lato del castello. Dalla fine del Settecento è mutata in Sant’Orsola, quando la chiesa fu declassata e non più parrocchia del centro. San Leonardo di Limoges era venerato dai Carolingi, che portarono il suo culto durante l’altomedioevo e probabilmente furono anche i fondatori della primigenia fortificazione di Conegliano. Simile sembra essere anche la dedicazione della parrocchiale di Moriago della Battaglia, nel mezzo del Quartier del Piave, sebbene l’edificio attuale sia stato ricostruito nel XX secolo dopo le distruzioni della Prima Guerra Mondiale.

 

Nel Mediterraneo orientale il culto di San Giorgio è antico e risale all’età tardoantica: si tratta di un megalomartire, ovvero che ha subito cruente e prolungate torture da parte dei suoi aguzzini.In Europa si è diffuso nell’XI secolo con le Crociate, grazie alle sue imprese di lotta al drago per salvare una principessa, che probabilmente affascinarono molti cavalieri teutonici partiti per l’impresa di liberare il Santo Sepolcro. E’ rappresentato come un santo guerriero, lo ritroviamo diffuso nel Cenedese, spesso nelle chiese a lui dedicate si riscontrano cicli di affreschi tra i più vecchi del territorio. Curiosamente, dal 1969 il suo culto è stato declassato dalla Chiesa da festa a memoria facoltativa, ma, nonostante ciò, la sua venerazione non ha smesso di attirare fedeli da tutto il mondo. Nel Cenedese, troviamo a lui dedicate chiese e oratori, a San Polo di Piave, a Manzana, a Lago, a Collalto di Susegana, a Osigo, a Rugolo

 

E’ un culto curioso quello di San Floriano nel Cenedese, infatti, le origini sono confuse nelle nebbie del tempo. Originariamente fu venerato l’ultimo vescovo di Oderzo, precettore di San Tiziano e vissuto tra VI e VII secolo, al tempo della guerra tra Bizantini e Longobardi. Di lui si conosce pochissimo, infatti non è nemmeno menzionato come santo dalla Chiesa, sembra che abbandonò la cattedra episcopale per convertire i pagani al Cristianesimo. Non appare casuale la motivazione, all’arrivo in Italia i Longobardi erano cristiani ariani e solo col tempo si convertirono al cristianesimo cattolico. Nel Cenedese, col passare dei secoli, il culto nordico di un Floriano di Lorsch soldato romano di inizio IV secolo d.C., apparve più interessante per l’appartenenza all’esercito e, parallelamente, alla vita rurale. Il nuovo San Floriano, infatti, proteggeva da due incubi ricorrenti della vita contadina, quali le malattie degli animali e gli incendi degli insediamenti. E’ venerato in diversi paesi, troviamo sue dedicazioni ai Con Alti, sopra Serravalle, e in Val Lapisina.


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Michele Zanchetta

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