VALDOBBIADENE – Si spacciava, a seconda dei casi e delle necessità per poliziotto, geometra o avvocato e forte di queste professionalità si offriva di risolvere grane edilizie, amministrative o legali. In realtà è un giostraio 59enne che, con tanto di distintivi e documenti falsi, è riuscito a spillare 10 mila euro ad una professionista per risolverle un problema legato ad un abuso edilizio. Arrestato in flagranza mentre si faceva consegnare una parte del denaro. A presentarglielo era stato un parente che, in buona fede, pensava di farle un favore per aiutarla a risolvere il contenzioso in atto da tempo con il comune e la Regione per un abuso edilizio nella sua proprietà.

^{La conferenza stampa di oggi in Comando a Vittorio Veneto. Al centro il capitano Giancarlo Carraro}

Si era qualificato come un poliziotto, esibendo tanto di distintivo e manette, e millantava conoscenze importanti negli uffici regionali di Venezia. Le aveva garantito di riuscire a risolvere il problema in poco, certo ci volevano dei soldi per “ungere” i vari impiegati e dirigenti e convincerli a collaborare.

Lei, una professionista 51enne prima ci ha pensato qualche mese, poi nel settembre scorso vedendo che la sua pratica non progrediva, ha deciso di provare anche questa via alternativa ed ha iniziato a pagare il favore con quote di denaro sempre più consistenti. Con il passare dei giorni però, il numero delle persone a cui dare denaro aumentava e con queste le difficoltà a sbloccare la pratica.

Ad un certo punto, quando ormai aveva consegnato al poliziotto 10 mila euro, ha capito di essere stata truffata ed ha trovato il coraggio di denunciare tutto ai carabinieri. Le indagini sono scattate immediatamente, e la signora convinta dai carabinieri ha fatto scattare la trappola per il truffatore organizzando l’ennesima consegna di denaro vicino a casa sua. Sul luogo della consegna il falso poliziotto ha trovato anche i militari che gli hanno stretto le manette ai polsi. L’uomo è stato identificato come Massimiliano Levak, giostraio 59enne, nullafacente e pregiudicato domiciliato a Trevignano. Si trova ora in carcere a Santa Bona.

Nella perquisizione delle sua auto e dell’appartamento in cui vive, i carabinieri hanno trovato oltre al falso distintivo e alle manette, un lampeggiante di colore arancio e varia documentazione legale che il Levak usava per convincere le sue vittime di essere, a seconda delle esigenze, un poliziotto piuttosto che un avvocato.

^{Il distintivo e le manette falsi, e i soldi dell'ultimo pagamento per il quale Levak è stato arrestato in flagranza}

“La signora – spiega il comandante Giancarlo Carraro -, nonostante il comprensibile sconforto ed imbarazzo conseguente alla truffa, ha trovato il coraggio di collaborare. E non è l’unica. Stiamo raccogliendo altre denunce, nella zona di Valdobbiadene ma anche a Montebelluna di persone avvicinate con lo stesso modus operandi da una persona che potrebbe essere il Levak o un suo complice. Stiamo procedendo con il riconoscimento da parte delle vittime per sapere quanti casi sono imputabili al Levak, al momento comunque ipotizziamo che abbia messo in atto truffe per circa 30 mila euro”.

Le indagini quindi continuano, ed è per questo che oscuriamo la foto di Levak, al fine di non inficiare eventuali riconoscimenti da parte di altre vittime a cui si rivolge ancora il capitano Carraro: “E’ molto importante che chi ritiene di aver avuto a che fare con questa persona, che ne riconosca il modus operandi e che sia stato vittima della truffa, denunci il fatto ai carabinieri. Importante anche perché stiamo cercando dove l’uomo ha nascosto, se ne è ancora in possesso, il tesoretto messo insieme in meno di un mese”.