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19 aprile 2024

Treviso

"Si torni subito in classe, per il bene dei nostri ragazzi"

Lo chiede "Priorità alla scuola - Treviso" che ogni venerdì organizza un presidio fisso davanti all'ufficio di Zaia: "Per ricordargli quello che non stanno facendo per la scuola veneta"

| Roberto Grigoletto |

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| Roberto Grigoletto |

scuola

TREVISO - “Le scuole, in Veneto come altrove, dovrebbero essere già riaperte da molto tempo. L'incompatibilità tra sanità e istruzione, non suffragata da sufficienti prove, dimostra solo una mancanza di volontà di affrontare con serietà il rientro negli istituti scolastici”. Francesco Negro è il portavoce di “Priorità alla scuola Treviso”, movimento di genitori, docenti, personale della scuola, studenti che si chiama così per chiede un cambio di prospettiva al governo e alle regioni: “Siamo stanchi che la retorica dell'emergenza metta sempre in ultimo piano l'istruzione dei ragazzi, che sia la prima cosa sacrificabile. Vogliamo poter tornare a guardare a testa alta i nostri figli e alunni e dir loro che il primo pensiero dell'Italia è rivolto ai suoi giovani e al loro futuro”.

Dal 1 febbraio le superiori dovrebbero riaprire, situazione epidemiologica permettendo ha però avvertito Zaia.

L'Istituto superiore di sanità sostiene che le scuole risultano ambienti relativamente sicuri, purché si continui ad adottare una serie di precauzioni ormai consolidate; a questo parere si aggiunge quello del Comitato Tecnico Scientifico che, ancor più perentoriamente, dichiara il rientro "condizione imprescindibile e non più procrastinabile per il grave impatto che l'assenza di esso ha sull'apprendimento e la strutturazione psicologica e di personalità degli studenti".

Cosa che altrove viceversa hanno tenuto seriamente in considerazione…

Infatti: in molti altri stati europei, anche a fronte di lockdown più severi dei nostri, le scuole sono rimaste aperte.

Perché la salute psicologica dei ragazzi appare fortemente a rischio?

E' evidente per chiunque tenga alla salute dei ragazzi, che privarli per quasi un anno della possibilità di costruire relazioni significative comporta, in adolescenza, danni psicologici estremamente pesanti. La situazione degli studenti con “bisogni educativi speciali” è poi ancora più grave: in questo caso la didattica a distanza è spesso un ostacolo enorme agli apprendimenti, motivo per il quale è stata concessa la presenza a molti di loro.

Il vostro è un movimento che si sta diffondendo in molte parti d’Italia: quali iniziative sono state intraprese finora?

Abbiamo promosso la didattica fuori dalle scuole, mandato lettere a presidenti di Regione e al ministro Azzolina, promosso e vinto ricorsi al TAR contro le ordinanze regionali di chiusura delle scuole.

E qui in Veneto?

Abbiamo attivo un presidio stabile davanti alla sede della Protezione Civile di Marghera che tutti i venerdì si trova per chiedere conto a Zaia e alla sua Giunta di quanto non stia facendo per la scuola veneta. Venerdì scorso abbiamo avuto anche occasione di consegnare la lettera con le nostre istanze, attendiamo di poter essere convocati per discuterne i contenuti.

Come immaginate la scuola in un futuro non troppo lontano?

Pensare la scuola del futuro vuol dire uscire dall'idea che il problema sia l'emergenza: quest'ultima ha solo esacerbato criticità già endemiche. Quindi, se per uscire dalla situazione attuale serve un protocollo più serio per la gestione dei casi di Covid e l'inserimento del personale scolastico nelle prime fasi dell'agenda vaccinale, tutto ciò non basta per la scuola del futuro.

Cosa occorre invece?

La scuola del futuro dovrà avere spazi adeguati, magari sfruttando i molti buchi neri del territorio: Treviso ne è piena). Non dovrà più subire l'inefficienza della rete dei trasposti pubblici. Garantire un adeguato supporto psicologico e medico per gli studenti e la effettiva inclusione degli studenti in difficoltà, siano esse di salute, educative, sociali o relazionali. Dovrà poi avere a cuore i suoi lavoratori, in particolare i docenti, i quali sono una delle categorie più vessate dal precariato e meno valorizzate nonostante il lavoro essenziale che svolgono. Ma non è tutto…

Cos’altro?

La scuola del futuro è scuola che non si limita a insegnare, ma educa le nuove generazioni, garantendo loro uno spazio reale nell'Italia di domani.

 


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Roberto Grigoletto

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