Sila e gli altri neonati deceduti per il gelo nella la notte di Natale
Nonostante i tentativi disperati dei genitori di riscaldarla, la piccola ha smesso di piangere nella notte tra il 24 e il 25 dicembre. E non è stato l'unico caso
GAZA - Il Natale a Gaza si è trasformato in un dramma inimmaginabile. La piccola Sila, nata solo tre settimane fa, è morta di freddo nel campo profughi di al-Mawasi, dove centinaia di migliaia di sfollati si trovano ammassati in condizioni precarie. Le temperature sono scese a meno 9 gradi, e la mancanza di ripari adeguati ha reso la situazione insostenibile.Il padre di Sila, Mahmoud al-Fasih, ha raccontato con dolore come la neonata tremasse sotto un telo di nylon non isolante.
Nonostante i tentativi disperati dei genitori di riscaldarla, la piccola ha smesso di piangere nella notte tra il 24 e il 25 dicembre. La corsa verso l'ospedale Nasser di Khan Yunis si è rivelata inutile; i medici non sono riusciti a rianimarla.Sila è solo uno dei quattro neonati morti di ipotermia negli ultimi giorni a Gaza. Secondo le autorità sanitarie locali, altri due neonati, rispettivamente di tre giorni e un mese, hanno subito lo stesso destino tragico.
Il numero totale di minori uccisi dall'inizio del conflitto supera ora i 17.000, secondo il ministero della Salute controllato da Hamas. Gabriel Romelli, parroco della Sacra Famiglia, unica chiesa cattolica a Gaza, ha descritto la situazione come insostenibile: «Più della mancanza di cibo e medicine, a farci male è il rumore costante delle bombe». Anche se le celebrazioni natalizie sono state ridotte all'essenziale, la comunità ha cercato di mantenere viva la speranza. Le condizioni invernali hanno aggravato ulteriormente la crisi umanitaria nella Striscia. Circa 945.000 palestinesi necessitano urgentemente di aiuti per affrontare il freddo. Le Nazioni Unite avvertono che molti rifugiati vivono in tende improvvisate fatte di stoffa e nylon, esposte agli agenti atmosferici.Mentre nel mondo si festeggiava la nascita di Gesù, a Gaza le famiglie combattono per la sopravvivenza in un contesto segnato da bombardamenti incessanti e una crisi umanitaria senza precedenti.
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