Silvia Fiorin, allevatrice di Pieve di Soligo: "Seminare cereali da foraggio è un suicidio"
"Tornare a seminare cereali, per far fronte al caro prezzi è una strada impercorribile"
| Tiziana Benincà |
PIEVE DI SOLIGO - In un momento storico in cui ognuno di noi si è reso maggiormente consapevole di quanto sia deleterio dipendere da altri Paesi, una delle possibili soluzioni prospettate è quella di riprendere a seminare e raccogliere i nostri cereali. Una visione teorica che purtroppo non si sposa bene con la realtà, come dichiara Silvia Fiorin, proprietaria di un’azienda agricola a Pieve di Soligo: “Purtroppo i campi adibiti a mais, orzo e fieno per le nostre mucche sono sempre state delle attività in perdita, come lo è stato la stalla, ma allo stesso tempo avevamo il nostro letame e la nostra carne.
Per determinati lavori come la semina o il raccolto del fieno ovviamente si utilizzano i macchinari ed il gasolio agricolo è aumentato. Le sementi sono aumentate, i concimi per i campi che provengono dai Paesi in guerra costano 20 volte in più rispetto a prima, quindi seminare con la consapevolezza che già prima eri in perdita, ma ora lo sarai ancora di più ma non lo sai fino a quanto, è un suicidio”.
Con molta amarezza Silvia sta anche valutando se chiudere la stalla “Noi di solito compriamo i vitelli in questo periodo e li alleviamo per un anno e mezzo con i nostri prodotti, ma stiamo pensando di non farlo. Tutti quelli che hanno stalle o grandi seminativi stanno facendo lo stesso ragionamento, perché se la prospettiva era di guadagnarci poco ora è inesistente. Il rischio è che una serie di terreni che erano adibiti a cereali vengano lasciati incolti, perché diventa insostenibile dal punto di vista economico”.
L’azienda di 20 ettari ha circa 4 ettari adibiti a mais, orzo e fieno, che molto probabilmente rimarranno vuoti. “Quando si piantano dei cereali passano mesi prima della raccolta; nel frattempo molte cose possono essere cambiate, ma intanto io ho sostenuto i costi alti del momento e potrei venire pagata meno dello scorso anno. Il problema in agricoltura è che il prezzo di tutti i cereali non lo decide il contadino; il prezzo lo decide chi acquista e non chi vende”.