Il sottosegretario Chiavaroli (NCD) a Treviso: "Accordo con Renzi: no alle adozioni in questa legislatura"
Le elezioni amministrative sono alle porte e, insieme al referendum costituzionale, forniranno le primissime indicazioni su schieramenti e protagonisti che caratterizzeranno lo scenario nazionale in vista delle politiche 2018. Abbiamo chiesto aggiornamenti dal fronte centrista a Federica Chiavaroli, sottosegretario alla giustizia del Governo Renzi in quota NCD e vice capogruppo di Area Popolare al Senato, ieri sera a Treviso per un partecipato incontro sulle pari opportunità promosso dal Consigliere di Parità della Provincia, Stefania Barbieri.
Senatrice, come procede a livello nazionale il lavoro di sintesi fra le forze di centro per la costituzione di Area Popolare?
«Posso risponderle con un certo grado di accuratezza poiché ho appena partecipato ad un incontro con i coordinatori regionali del mio partito. Allo stato attuale abbiamo un numero consistente di amministratori eletti con il nostro simbolo o nelle civiche. Ci manca ancora un radicamento sul territorio che faccia percepire la nostra presenza. Troppo a lungo si è tergiversato per la costituzione di una casa comune più ampia e allo stesso tempo organica. Sento che questa volta siamo sulla strada giusta. Oltre che con gli amici dell’UDC con cui condividiamo i gruppi parlamentari, stiamo coltivando un rapporto con il movimento di Flavio Tosi e con le varie sigle di centro interessate ad una proposta autenticamente popolare e liberaldemocratica».
Nelle ultime settimane si sono susseguite dichiarazioni non molto tenere da parte del Segretario di Scelta Civica, Zanetti e dei vertici del Centro Democratico che contestano un rapporto poco costante con il centrosinistra (al governo con il PD, altrove contro), anche se dalla lettera di Alfano di questa domenica ai simpatizzanti sembrerebbe emergere come le alleanze a destra siano un capitolo chiuso.
«La nostra è una proposta aperta. Popolari e liberaldemocratici sono i benvenuti per dare il loro contributo».
Martedì il Segretario UDC, Lorenzo Cesa, confermando nel suo intervento in Direzione Nazionale la volontà di accelerare il processo di costituzione di un soggetto più rappresentativo, ha anche auspicato una modifica dell’italicum che apra al premio alla coalizione, anziché alla singola lista. Ad oggi però la legge è questa e la domanda sorge spontanea: che fare se la legge elettorale dovesse restare invariata?
«Condivido le istanze di Cesa. Se la situazione non dovesse cambiare correremo da soli, rafforzando il nostro progetto».
Di fatto significherebbe precludersi ogni chance di governare e di influire sulle decisioni che contano, perché chiunque vincesse sarebbe autonomo. Sareste disposti ad attestarvi su posizioni di mera testimonianza?
«Dobbiamo anche dire che è un’ipotesi piuttosto remota. Renzi vuole vincere e non andrà mai al voto con una legge elettorale che lo condannerà a battersi da solo contro tutti avendo la possibilità di agevolare il suo successo».
Parrebbe dunque definito che il vostro naturale interlocutore sarebbe Renzi. Eppure sul fronte etico la compatibilità delle vostre proposte ha raggiunto i minimi storici. Proprio sul fronte dei diritti, alcuni giorni fa la senatrice dem Cirinnà, in un incontro pubblico a Treviso ha espresso chiaramente come l’approvazione in senato del ddl Unioni Civili non sia che l’apripista per una stagione di riconoscimento di diritti.
«La senatrice Cirinnà può dire ciò che vuole a titolo personale. Noi di Area Popolare abbiamo raggiunto un accordo con il Segretario Nazionale del Partito Democratico che non dice la stessa cosa. Per la durata residua della legislatura abbiamo definito che non sarà dato altro spazio al tema diritti gay».
Intanto alla camera è stato incardinato un ddl a firma Michela Marzano (PD) per rivedere la legge sulle adozioni dell’83. Si parla di adozione da consentire ai single ed a coppie conviventi dello stesso sesso. Se Renzi ha posto la fiducia sul ddl Cirinnà tutto ci autorizza a immaginare che potrebbe ripetere la stessa tattica per far passare fra qualche mese le adozioni.
«Un disegno di legge va avanti se c’è la volontà politica di fare in modo che questo avvenga. Non mi pare che su questa ulteriore riforma si stia spendendo la segreteria pd come invece è avvenuto sulle unioni civili».
Intende dire che resterà arenata in commissione?
«Intendo dire ciò che ho detto: noi abbiamo concesso anche troppo. Insieme abbiamo ritenuto di non esporre ulteriormente il governo su un tema così inviso agli italiani. Vede, quando si è trattato di approvare le unioni civili, sapevamo di agire con il consenso dei cittadini. Auspicavamo un testo migliore ma siamo soddisfatti del compromesso raggiunto. D’altronde abbiamo sempre detto sì alle unioni, no alle adozioni. Le adozioni non ci sono, le unioni sì, anche se non sono così come le avremmo volute noi. Secondo lei davvero Matteo Renzi, con i sondaggi che danno ben oltre il 70% degli italiani contrarissimi alle adozioni, sarebbe pronto a sacrificare il consenso dell’esecutivo? Per questo abbiamo deciso di fermarci qui, perché gli italiani non vogliono questo passo. Per questo e perché noi, che siamo favorevoli a concedere diritti alle persone omosessuali e li abbiamo concessi, riteniamo che con le adozioni si violerebbero i diritti della parte più debole, che è il bambino».
Secondo questo schema si capisce perché non temiate che la fiducia su un ddl adozioni possa arrivare da Verdini, pronto a sostituirvi all’occorrenza.
«Non temiamo questa ipotesi perché posso assicurare con certezza che se anche il PD avesse i numeri da solo, per ora quel capitolo sarebbe comunque chiuso, anche perché sanno che gli alleati su questo argomento hanno dato tutto ciò che potevano dare e non hanno intenzione di cedere oltre».