Stop a patatine e caramelle al prosecco
Il Ministero dell'Agricoltura blocca la commercializzazione in Gran Bretagna
| Claudia Borsoi |
VALDOBBIADENE - «È arrivata finalmente risposta in Commissione Agricoltura alla mia interrogazione di fine ottobre sul caso della caramelle e patatine che presentavano la dicitura “Prosecco” nel nome, commercializzate in Gran Bretagna da una catena di supermercati: il Vice Ministro Andrea Olivero - annuncia la senatrice di “Fare!” Patrizia Bisinella - ha confermato che grazie alla tempestiva segnalazione è giunto lo stop alla distribuzione da parte di quei supermercati attraverso l'intervento dell’Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari».
«Il Vice Ministro ha spiegato che il risultato è stato possibile anche grazie al contrasto alla contraffazione online, cui ha contribuito l’attivazione di un protocollo di collaborazione con e-Bay – dice ancora Bisinella -. È stata posta attenzione particolare anche alla commercializzazione in Regno Unito di comuni vini frizzanti alla spina chiamati “Prosecco on tap”: durante tutto il 2015 l’Ispettorato ha segnalato alle autorità britanniche vari casi di siti i cui domini o contenuti richiamavano questa illecita modalità di vendita. Mentre di “Prosecco alla spina” si parlava anche in diversi siti irlandesi. Segnalazioni analoghe sono state inviate anche alle autorità polacche, rumene, tedesche, olandesi e ceche, ove ci sono stati casi di vini frizzanti e spumanti pubblicizzati come “Prosecco rosé”».
«Ci fa piacere – commenta Bisinella - che la nostra segnalazione abbia contribuito a impedire la vendita di quei prodotti contraffatti. Ho comunque richiesto al Ministero massima attenzione e tempestivi interventi senza mai abbassare la guardia, ma anzi, implementando tutte quelle misure che sono necessarie a garantire la tutela dei nostri prodotti agroalimentari e dei nostri marchi di protezione. Sottolineo che troppo spesso l’onere della tutela dei marchi in via giudiziaria è lasciata ai soli consorzi e quindi in definitiva grava sempre sugli stessi produttori, mentre servirebbe un maggior ruolo delle nostre istituzioni in ambito europeo e nei confronti degli Stati membri».