Svanisce il sogno del Victoria Sport: si amplia l'area commerciale e niente vincoli allo "sport"
Approvato dal consiglio comunale l'accordo tra Comune e la ditta Mode Gladys
| Claudia Borsoi |
VITTORIO VENETO - Approvato dal consiglio comunale di ieri sera, lunedì, l’accordo per il Victoria Sport tra Comune e la ditta Mode Gladys di Armando Scarpis. Maggioranza a favore, minoranza (Lega, Forza Italia, Partecipare e il gruppo misto) invece contraria. E il consigliere Bruno Fasan (Lega) ha annunciato: «Questa delibera è irricevibile, è da portare all’attenzione della Procura della Repubblica». «Stucchevole il suo atteggiamento» gli ha replicato il sindaco Roberto Tonon.
AL COMUNE. Il Comune, a fronte del simbolico versamento di 500 euro alla Mode Gladys, entrerà in possesso di 8.100 metri quadrati di area verde in cui realizzare il campo da rugby e di 1.030 metri di superficie al piano interrato, in cui realizzare gli spogliatoi a servizio non solo dei rugbisti, ma anche della vicina pista d’atletica. Inoltre il privato cederà alla Vittorio Veneto Servizi, al prezzo di 67mila euro più iva, 500 metri quadrati al piano terra in cui troverà casa la farmacia comunale di Costa (ora in un immobile in affitto per una spesa annua di 30mila euro). Infine il privato verserà al Comune 67mila euro.
AL PRIVATO. A fronte di ciò, la ditta Mode Gladys vedrà passare l’area ad uso commerciale dall’attuale 20% al 23% del volume del Victoria, senza che ci sia alcun vincolo legato allo sport. Precisamente l’attuale area commerciale, che con la convenzione di dieci anni fa era vincolata al settore sportivo, passa da 1.976 metri quadrati a 2.078 metri quadrati senza alcun vincolo merceologico più 471 metri quadrati della farmacia, sempre ad uso commerciale.
IL DIBATTITO. «L’intesa ottenuta – ha sottolineato ieri sera il sindaco Roberto Tonon – va oltre l’indirizzo del consiglio dello scorso dicembre», precisando poi che la media struttura di vendita che qui sorgerà, con una superficie inferiore ai 1.500 metri quadrati, non potrà commerciare food, cioè non sarà un supermercato, né potrà sorgere una sala scommesse. Tonon ha ricordato come il Victoria avesse già un’area commerciale e come nel 2009 il sogno di farne un polo sportivo era già sfumato. Con la precedente convenzione tra Comune e privato, al piano terra del Victoria avevano già trovato spazio dei negozi.
I consiglieri di maggioranza Marco Dus e Silvia Criscuoli hanno ricordato come nei negozi del Victoria si vendessero intimo e profumi, interrogandosi su quale fosse l’attinenza con il mondo dello sport. «Di fatto – ha detto Criscuoli – il Victoria era un centro commerciale». Aspetto sottolineato anche dall’assessore Barbara De Nardi, che ha ricordato come la delibera di modifica della convenzione del 2009 fu anche oggetto di una valutazione del Tar.
«Con questo accordo – ha evidenziato Adriano Botteon del gruppo misto – cade la destinazione prevalente del Victoria allo sport e sorgerà una media struttura di vendita, oltre a tanti negozietti. Si tratta di un altro passo verso le aggregazioni commerciali di cui credo non ci fosse bisogno, un altro passo verso la coneglianizzazione di Vittorio Veneto. Siamo una Repubblica fondata sulle deroghe. Quanti negozi chiuderanno? È la politica che decide dove va il commercio». «Così si mette in difficoltà il piccolo commercio» gli ha fatto eco Matteo Saracino di Partecipare.
«L’uso dell’aggettivo “marginale” con riferimento al cambio d’uso è tendenzioso – ha affermato Bruno Fasan (Lega) –. Le motivazioni aggiuntive dell’accordo sono irricevibili, speriamo solo che possa effettivamente creare nuovi posti di lavoro». «Se aveste fatto il Pat, non saremmo arrivati a queste brutte miscellanee» ha osservato il forzista Paolo Santantonio con riferimento all’accordo. Il consigliere ha poi chiesto «ai rappresentanti di maggioranza che sono commercianti» cosa pensassero dell’accordo. «Se si è rappresentanti di categoria, ci si prende le proprie responsabilità» ha aggiunto il forzista.
Chiamata in causa, Fiorenza Fiorin, consigliere di maggioranza e di professione commerciante, ha seccamente affermato: «Ogni volta, si mette il lavoro dei consiglieri come un ricatto o propaganda elettorale. Il presidente di Ascom sulla stampa non si è lamentato di questo accordo. Santantonio, lei non si comporta onestamente usando il mio lavoro. E chi vota no, vota contro un campo da rugby e una farmacia. Da commerciante – ha aggiunto - posso dire che lo voto un po’ a malincuore dal lato commerciale, ma non ritengo di votare contro ad una struttura e a una farmacia. Votare no vuol dire non volere e non me la sento di fare come qualcuno di voi» ha concluso rivolta alle minoranze.