TREVISO - L’auditorium di Santa Caterina è gremito di persone. Potremmo pensare che siano già sensibilizzate, ma forse c'è anche qualcuno o qualcuna che vuole capire perché Tina Mariani di Amnesty Italia è venuta a Treviso per presentare il Rapporto di Amnesty International sul conflitto armato scoppiato lo scorso 7 ottobre 2023, che ha distrutto e raso al suolo la Striscia di Gaza, chiamandolo con un nome chiaro e netto: genocidio. Noi, gente comune, che ascoltiamo le notizie quotidiane e molto spesso cambiamo canale perché non vogliamo più vedere o pensare. Non ci pensiamo più se si tratta di un genocidio o di un conflitto come quello ucraino. E ciò che è più grave è che molta stampa blocca la parola “genocidio”, e se la usi vieni subito tacciato di antisionismo.

Il Comitato per la Pace di Treviso, assieme alle sezioni di Amnesty Triveneto, Legambiente, Comitato per la Pace Ca’ Foscari, e Assopace Palestina, ha voluto presentare il Rapporto di Amnesty International (300 pagine), “per non dimenticare”, afferma Luisa Mattana del Comitato Pace di Treviso. “Da novembre 2024 - esordisce Tina Montanari di Amnesty Italia - giro ovunque per dire che la soluzione finale voluta dal governo Netanyahu e da molti israeliani, per l’unica prigione a cielo aperto al mondo, Gaza, è un genocidio”.

Vengono citati i cinque punti della Convenzione sul Genocidio, voluta dalle Nazioni Unite nel 1947 e firmata dallo stesso Israele nel 1952: “Azioni che vengono portate avanti per distruggere un gruppo nazionale: uccisioni, divieto di beni fisici e ambientali necessari per la sopravvivenza, impedimento di nuove nascite, impedimento di tutto ciò che può portare una vita futura”. I bombardamenti israeliani, invece, sono stati voluti per uccidere il massimo di civili, di notte, con bombe dal carico di 400-900 chili in aree fortemente abitate. Sono state sterminate intere generazioni di famiglie e, in questa ultima settimana, i bombardamenti hanno ucciso altre 506 persone, tra cui 80 bambini. Bloccati gli arrivi di camion con aiuti umanitari, le persone sono morte per fame e per sete. Con il blocco degli ospedali e dei medicinali, ci sono stati bambini amputati degli organi senza anestesia. Si distrugge la popolazione palestinese anche da un punto di vista mentale e culturale. Netanyahu ha definito i palestinesi “animali”.

Genocidio, dunque, pianificato sin dal 1947, ma con Netanyahu intensificato dietro un progetto nazionalista e suprematista di destra. Ne è convinto il professor Francesco Vecchiano di Cà Foscari, che dai suoi viaggi in Gaza e Cisgiordania è rimasto scioccato dal grado di violenza quotidiana, insistente, oltraggiosa, tracotante. Una strategia che l’estrema destra nazionalista ha creato giorno dopo giorno per eliminare la popolazione palestinese. Mentre scrivo devo ammettere che, nonostante i miei rapporti scritti per molti anni da aree di violenza e guerra, mi sento incapace di dare uno spessore alle parole per raccontare la drammaticità di quanto il Rapporto racconta e per bucare l’indifferenza dei lettori e delle lettrici. Forse ha ragione il professor Francesco Vecchiano, che ricorda che “la strategia dell’eliminazione messa in atto scientemente giorno dopo giorno dal governo Netanyahu ci riguarda come esseri umani", ma ci richiama anche a tenere desta la nostra vigilanza nei confronti di un potere cieco e violento, sperimentato in Palestina, ma che potrebbe corrispondere a una strategia della violenza in cui i nuovi soggetti potremmo essere noi.

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