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28 novembre 2024

Treviso

Treviso, un "libro sospeso" per i carcerati di Santa Bona

L’iniziativa alle Librerie Paoline con Cittadinanzattiva Treviso, don Pietro Zardo: “Il dono di un libro è un gesto di solidarietà"

| Isabella Loschi |

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| Isabella Loschi |

Quagliotto, Rocco, Conte, Brunello

TREVISO - È ripartito il progetto di solidarietà "Il libro sospeso", che unisce insieme a Treviso – per il secondo anno consecutivo – l’associazione Cittadinanzattiva, la Libreria Paoline e la Cappellania del carcere con don Pietro Zardo. L’attività consiste nella raccolta di libri nuovi, acquistabili alla Libreria Paoline, da destinare alle persone detenute alla Casa circondariale di Treviso. Lo scorso anno, la prima volta in cui l’iniziativa fu proposta in città, alla direzione del carcere di Santa Bona furono consegnati 127 libri, ciascuno dei quali con una dedica.

Anche quest’anno, i libri si potranno acquistare per tutto il periodo di Quaresima fino a sabato santo, l’8 aprile prossimo; nella proposta di titoli, ci saranno anche testi per bambini, pensando ai figli dei carcerati. Un altro messaggio è indirizzato ad aziende e imprese, affinché anche loro raccolgano questo gesto di solidarietà.

“L'iniziativa non vuole assolutamente essere commerciale o banale – ha spiegato per Cittadinanzattiva Treviso, Giancarlo Brunello – bensì puntare al valore delle persone e a portare con più forza l’attenzione sul tema della giustizia riparativa, che abbiamo molto a cuore”. Il sindaco Mario Conte ha sottolineato “l’importanza di queste iniziative, che vogliono aiutare a riavvicinarsi alla lettura, a sentire il profumo della carta e l’emozione di un buon libro, anche in un’ottica di reintegrazione e reinserimento sociale delle persone che hanno sbagliato le quali, anche grazie alla lettura, possono riflettere e intraprendere un nuovo percorso”. Altra questione determinante, i libri per i detenuti sono importanti.

Nel 2022, prima edizione del progetto, il direttore della Casa circondariale di Treviso, Alberto Quagliotto, scrisse: “La lettura in carcere può essere un momento di contatto tra due sfere di pensiero: quella dello scrittore e quella del lettore, in un ambiente dove non il pensiero, bensì la quotidiana materialità di muri, porte e sbarre, rischia di dominare lo spirito. La lettura diventa pertanto un atto insopprimibile di libertà interiore, ancor prima che naturale veicolo di trasmissione di contenuti di svago, bellezza e profondità”.

 


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Isabella Loschi

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