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30 dicembre 2024

Vittorio Veneto

E' una Macchina Inutile. Come l'arte

Il progetto di Luca Tonon, in memoria di Munari, presentato a autorità e cittadini

| Stefania De Bastiani |

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| Stefania De Bastiani |

VITTORIO VENETO - A distanza di otto anni dalla sua intitolazione a Bruno Munari, pedagogo, artista, designer, grafico, illustratore, fotografo, tra i maggiori e più significativi del secolo scorso, l’Istituto Statale d’Arte - Liceo Artistico di Vittorio Veneto ricorda l’artista dedicandogli un’opera al neon realizzata e donata dall’azienda Neon Lauro di San Vendemiano.

 

L’opera Macchina inutile (in foto), pensata e progettata dall’alunno Luca Tonon, è stata selezionata, tra 30 progetti in concorso, per la sua efficacia visiva, l’attinenza al contesto e l’interessante interpretazione del neon; verrà presentata alle autorità, ad allievi e loro famiglie, sabato 8 giugno ore 10.00, giornata in cui l’Istituto sarà aperto alla cittadinanza per visitare Ouverture, mostra didattica dei lavori realizzati dagli allievi. Un secondo progetto selezionato, dal titolo Come diventare un albero, di Francesca Perencin, quarto anno Moda e Costume, e Albina Meja, quarto anno Disegno Industriale, sarà realizzata ad ottobre prossimo.

 

L’attività di collaborazione con l’azienda Neon Lauro, frutto di un percorso guidato di Alternanza Scuola Lavoro, è stata coordinata da Maurizio Armellin e dai docenti di Storia delle Arti Visive: Katia Camatta, Stefano Pillon e Antonella Uliana. Macchina inutile: “forme sospese nello spazio che, sotto l’azione casuale dell’aria, si combinano in tante maniere diverse...” (Bruno Munari) “Non è una lampada, ma fa luce. Non serve a nulla, ma è una macchina. La Macchina inutile - ha spiegato Stefano Pillon -è un gioco di geometrie colorate che accerchiano il vuoto e ce lo fanno sentire. Un omaggio a Munari, homo ludens che il vuoto lo aveva nel nome. Un’insegna che senza parole ci insegna la necessaria inutilità dell’arte; insegna che il vuoto non è inerzia, ma pausa di attesa e di pensiero, che il gioco può diventare lavoro, la tecnologia poesia".

 



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Stefania De Bastiani

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