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25 aprile 2024

Treviso

«LA LEGA NORD CHE VERRÀ? DOVRÀ FINALMENTE DISCUTERE E CRESCERE»

Covre e Favero chiedono congressi e democrazia

| Mauro Favaro |

| Mauro Favaro |

«LA LEGA NORD CHE VERRÀ? DOVRÀ FINALMENTE DISCUTERE E CRESCERE»

TREVISO – La Lega ora deve cambiare pelle. E’ quel che hanno scelto di dire a chiare lettere, attraverso una lunga lettera aperta, due pezzi da novanta del Carroccio trevigiano, l’ex parlamentare e sindaco di Oderzo, Bepi Covre, e l’ex assessore della Provincia alla Cultura e attuale primo cittadino di Montebelluna, Marzio Favero.

Quale il succo di un intervento, incalzante ed articolato, più che mai inedito per un partito che solo sino a poco fa, prima della contrapposizioni tra le correnti di Bossi e Maroni, era considerato un monolite? La necessità di iniettare nel movimento padano più dialogo e democrazia.

“Molti amministratori locali e molti militanti – scrivono Covre e Favero – chiedono ai vertici una rivoluzione culturale”. La Lega che verrà, secondo i due, dovrà ascoltarli di più di quanto non abbia fatto sino ad ora, dovrà aprire le porte ai giovani e accantonare chi non ha più nulla da dare. Anche se tra questi dovesse esserci pure il capo, Umberto Bossi.

“Per vent’anni abbiamo delegato il comando supremo a Bossi – scrivono – il patto condiviso era semplice e radicale: avanzare compatti per ottenere il federalismo. A distanza di quattro lustri è onesto e doveroso tirare un bilancio”. Risultati concreti? Non tanti.

Il federalismo è ancora una chimera, la base rumoreggia e a consolare la Lega c’è solo una lunga schiera di apprezzati amministratori locali. Perché se è vero che i ministri del Carroccio “hanno fatto il loro dovere lavorando bene”, è altrettanto vero che l’abbraccio con un Berlusconi ora visto come fumo negli occhi alla fine li ha portati all’opposizione del governo Monti. Secondo Covre e Favero è davvero ora di cambiare pagina. E pure di cambiare lingua. Di lasciare il campo a questi amministratori, a cominciare dal congresso che nella Marca dovrebbe tenersi ad aprile, e di abbandonare una volta per tutte le “rivendicazioni neo-nazionalistiche e le affermazioni xenofobe”.

Con l’obiettivo di puntare verso il volontariato e l’associazionismo per diventare finalmente il primo partito del settentrione. “Bisogna crescere elettoralmente fino a diventare maggioranza al nord e pianificare una via extra Parlamento, assolutamente pacifica, per conquistare il federalismo – mettono in chiaro – una via che partendo dalle nostre città e contrade diventi istanza inderogabile cui il centralismo romano dovrà cedere".

Tutte cose che, secondo l’”eretico” e il “filosofo”, i militanti hanno capito da tempo. “Un esempio? – scrivono a quattro mani – la manifestazione di Milano. C’era la folla dei tempi migliori; anzi di più. I militanti si sono dichiarati in modo forte e chiaro: un caloroso abbraccio al veterano leader Bossi. Una clamorosa, ufficiale bocciatura ai corifei (i capi di carta, ndr) da lui citati. E l’invocazione rivolta a Maroni (stranamente silente) ad intervenire”.

I militanti, insomma, avrebbero già fatto la propria scelta. E sarebbe una scelta di sintesi, non di contrapposizione di correnti. “Serve altro per dimostrare la capacità di analisi politica del popolo leghista? – continuano – più maturo di molti opinionisti”. Sono stati proprio loro a far capire che le cose ormai sono cambiate. “Prima un leghista doveva solo credere, obbedire e fidarsi – concludono – ora è il tempo di credere, discutere e crescere”.

 


| modificato il:

Mauro Favaro

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