«Raffigurare Cecilia nuda non le conferisce dignità». Critiche alla statua della modella di Giorgione
La statua di Cecilia è finita sotto la lente dell'associazione "Mi riconosci?", riguardo alle modalità di rappresentazione delle donne nei monumenti pubblici italiani.
CASTELFRANCO - Da un lato, la statua di Giorgione, rappresentato da Augusto Benvenuti giovane, con sguardo fiero e circondato dagli strumenti di pittura, che domina l’ingresso da nord di Castelfranco dall’alto di un basamento posto lungo le fosse del castello. Dall’altro lato, defilata in una piazzetta secondaria, la statua bronzea di Cecilia, presunta modella e amante del pittore, opera dello scultore Sergio Comacchio. Cecilia si presenta esile, aggraziata, ma soprattutto nuda.
Tale particolarità non è sfuggita a “Mi riconosci?”, associazione formata da professionisti operanti nel settore dei beni culturali, che sta conducendo un’indagine sulla statuaria pubblica di soggetto femminile in tutta Italia, attraverso la quale sviluppare una riflessione sul rapporto tra rappresentazione delle donne e spazio pubblico. Nei risultati preliminari pubblicati dall’associazione, la “nostra” Cecilia è citata tra gli esempi di donne raffigurate nude o in pose fortemente sessualizzate, attraverso una «connotazione erotica che va inevitabilmente a sminuire il soggetto ritratto, privandolo, insieme alle vesti, della sua storia e del suo pensiero».
Contattati riguardo la statua di Cecilia, l’associazione dichiara: «L’aver scelto un personaggio che molto probabilmente non è mai esistito appare come un pretesto per rappresentare una donna nuda. Non si onora nessuna figura storica e i suoi meriti. Si tratta di una narrazione analoga alla statua di Giulietta a Verona. Di per sé la statua di Cecilia ha un pregevole valore estetico, di molto superiore rispetto alla media delle statue femminili in Italia, ma l’atteggiamento in cui è ritratta non le conferisce dignità».
Per l’associazione, il messaggio che trasmette la statua di Cecilia non è dunque neutro: implicitamente recepito da cittadini e semplici passanti, esso può inoltre essere enfatizzato in maniera negativa da alcune persone, che in passato hanno bersagliato la statua con atti vandalici, tra i quali un uomo che vi si sarebbe arrampicato per urinarle addosso.
Riguardo le statue di donne, è da sottolineare la loro esigua presenza negli spazi pubblici italiani: in un Paese dominato dalla statuaria maschile, sono infatti solo 148 i monumenti pubblici (quindi non inseriti in corti o spazi privati) dedicate a donne che l’associazione è riuscita a censire. Cecilia è l’unica donna per la provincia di Treviso (eccezion fatta per il “Monumento all’emigrante” di Paese, dove compare una coppia, presumibilmente moglie e marito), che si affianca alle altre quattro statue femminili censite in tutto il Veneto: due tra Verona e provincia, una a Vicenza e una a Venezia (la famosa “Partigiana”). Tutt’e cinque le statue raffigurano inoltre personaggi fittizi o immagini collettive: nessuna di esse celebra una donna realmente esistita.
Dall’associazione “Mi riconosci?” un’ulteriore precisazione: «Noi non vogliamo le quote rosa dei monumenti. Non intendiamo neanche negare il nudo come categoria artistica, ma vogliamo portare a una riflessione collettiva sulle iconografie con le quali sono rappresentate le donne, spesso stereotipate e ben poco lusinghiere. Si nota una mancanza di sensibilità riguardo questo tipo di argomento, soprattutto da parte delle amministrazioni pubbliche che finanziano e approvano la realizzazione di questi monumenti».