“Diventate un augurio gli uni per gli altri”: il messaggio di Natale del vescovo di Treviso
Ci sembra quasi difficile - rileva mons. Tomasi - fare gli auguri in tempi così complicati a chi oggi sta vivendo la precarietà dell’esistenza a causa della malattia, della solitudine o crisi familiari"
TREVISO - Nel secondo Natale in pandemia, l’augurio del vescovo Michele è nello stesso tempo un invito: “Diventate voi stessi un augurio di Natale, gli uni per gli altri”. Spiega infatti che un augurio è l’espressione del desiderio che alla persona a cui viene rivolto accada qualcosa di bello. Quale auspicio migliore per domani se non quello di trascorre una serena festa di Natale?
“È già molto, ci sembra quasi difficile da esprimere in tempi così complicati come i nostri, soprattutto se incontriamo persone che in vario modo vivono la precarietà dell’esistenza a causa della malattia, della solitudine, di qualche difficoltà o crisi familiare, sociale, economica. A volte ci basterebbe un po’ di serenità e di quiete. Ma no, non basta ancora. Allora desideriamo per gli altri che i loro desideri più cari possano realizzarsi in quel giorno. Auguriamo in fondo che accada qualcosa che scaldi il cuore, che dia luce e calore, che regali alla vita un colore e una musica carichi di affetti, di pace, che aprano al sorriso le persone care, soprattutto quelle più provate dalla vita. Poi ci diciamo subito che la pace e la gioia non possono limitarsi ad un giorno solo”.
Qualcuno, proprio per questo, trae la conseguenza di rinunciare del tutto agli auguri. Andiamo invece avanti - raccomanda mons. Tomasi - andiamo in profondità del nostro desiderio di bene, per noi e per gli altri. “Andiamo alle radici della possibilità di questo bene: il Signore Dio prende parte alla nostra vita, diventa uno di noi, il bambino Gesù, l’uomo vero. Lui prende le nostre parti. Quelle dello scartato, del debole, del piccolo. Quelle di ciascuno di noi, di tutti. Non ci lascia più da soli, ci sostiene, ci accompagna, ci guida. Diventa dono”.
Allora gli auguri che ci si scambia a Natale non sono più formalità ma si caricano di umanità “e troverò il modo, magari semplice e discreto per farmi presente, veramente persona con te, con tutti, affinché ti possa accadere davvero qualcosa di bello, un’emozione, una luce calda, un sorriso nuovo ed insperato”. Per un Natale- conclude il Vescovo - quale poter ritrovare “la radice di ogni nostro rinascere, il motivo di ogni sorriso, di ogni aiuto, di ogni gesto piccolo o grande di fraternità, il desiderio che si realizzi ogni desiderio di bene”.