“Vittorio Veneto deve tornare ad essere il centro dei servizi per tutti i cittadini dell’hinterland”
L’attacco di Balliana: “Persa l’occasione per realizzare un polo per l’infanzia”
| Redazione |
VITTORIO VENETO - “Mentre le città di Montebelluna e Castelfranco intercettano circa 2 milioni di euro ciascuno di fondi Pnrr per la ristrutturazione e la costruzione di nuovi asili nido, la giunta Miatto decide di non accedere ai fondi destinati al potenziamento dei servizi per la prima infanzia”. Lo sostiene Mirella Balliana, consigliere comunale di Rinascita Civica. “Di fronte ai preoccupanti dati relativi allo spopolamento della nostra città dovuto principalmente a fattori demografici, ma anche all'incapacità di attrare nuove famiglie a trasferirsi in città, l'amministrazione Miatto decide di stare in panchina – aggiunge -. In più occasioni avevamo sollecitato l'amministrazione a considerare la realizzazione di un nuovo asilo nido, inserendolo magari nella rigenerazione del parco della ex Gotti, all'interno dell'ambito urbano del polo scolastico e sportivo di Costa – Meschio. Gli attuali posti dell'asilo nido non riescono a rispondere alle crescenti richieste, attualmente sono inseriti 64 bambini su una popolazione da 0 – 36 mesi di 425 bimbi, andando così a coprire il 14,8 % (18,2% con l’unica struttura privata autorizzata) degli aventi diritto, senza considerare le richieste di molte famiglie da fuori comune. Così alle fine del '22 si registrano bambini in lista d'attesa che non hanno potuto usufruire del servizio”.
“Ci sembra paradossale che avendo a disposizione dei fondi europei a fondo perduto non si voglia investire sul futuro della città – si legge nella nota diramata dall’esponente di Rinascita Civica -. Vittorio Veneto deve ritrovare il suo ruolo di Centro di Servizi rivolto a tutti i cittadini dei comuni della cintura urbana, prioritario è partire proprio dai servizi all'infanzia anche attraverso forme di consorzio e collaborazione tra i vari comuni per garantire una economia di scala che permetta di affrontare le spese dei servizi. Spese che però non devono diventare un pretesto per non agire e per non potenziare un diritto ad un percorso educativo pedagogico basilare. Gli asili nido sono la prima opportunità educativa per i bimbi in situazioni familiari svantaggiate, sono essenziali affinché aumenti la partecipazione delle donne al mondo del lavoro e data la loro valenza formativa aiutano a contrastare la povertà educativa. Siamo consapevoli che i fondi che lo Stato e le Regioni erogano ai comuni sono insufficienti per coprire i costi di gestione di questo servizio, tanto è vero che il comune deve intervenire con la cifra non così elevata di 300.000 euro per pagare le proprie dipendenti. Ricordiamo che le famiglie concorrono alle spese pagando mediamente una retta mensile di 400 euro. Siamo in completo disaccordo con la politica attuata dall'assessore Caldart, che per rispondere alle nuove esigenze delle famiglie decide di dirottare i fondi statali su strutture private convenzionate (in città attualmente una) per far fronte alle richieste di frequenza. Se il ricorso a strutture private può essere attuato in una fase di emergenza, sicuramente non può e non può e non deve diventare una scelta strutturale e programmatica”.