25 ANNI FA MORIVA BEPPO MAFFIOLI
La Fondazione Villa Benzi Zecchini per ricordare l’eclettico personaggio sta realizzando un progetto per il 2011
| Laura Tuveri |
TREVISO/CAERANO - Venticinque anni fa, il tre di giugno 1985, moriva l’indiscusso protagonista della gastronomia e della cultura trevigiana, Giuseppe Maffioli (nella foto). La Fondazione Villa Benzi Zecchini vuole ricordare questo eclettico personaggio che fu anche un grande uomo di teatro, oltre che eccelso gastronomo che fatto si che la cucina veneta venisse diffusa nel mondo.
Per l’occasione Il teatro annesso alla Fondazione di Caerano di San Marco è a lui intitolato. Il sodalizio sta lavorando ad un progetto di grande interesse per riportare alla memoria una figura così importante per la nostra terra. La realizzazione di questo evento (che probabilmente includerà degli spettacoli teatrali e delle cene a tema) è prevista per l'autunno del 2011.
Per arricchire il progetto, la Fondazione si appella a tutti coloro che in qualche modo hanno avuto a che fare con Beppo Maffioli per far conoscere alla Fondazione le loro esperienze legate al personaggio. Maffioli, di origine padovana, si è trasferito a Treviso con la madre dopo la separazione dei genitori.
Si era diplomato maestro. Abitavano in Corso del Popolo e la casa era diventata un salotto intellettuale. Fu lì che Maffioli intraprese la carriera di gastronomo collaborando a uno dei primi periodici del settore, “La cucina italiana”, e spesso ne scriveva le dispense periodiche tutto da solo. Dopo alcuni anni di insegnamento, scoprì la vocazione di attore.
Lasciò la scuola per dedicarsi al teatro che gli dette molte soddisfazioni. Prima gli autori veneti, da Goldoni al Ruzante, in diversi ruoli, poi passò alla regia dirigendo attori come Tino Carraro, Cesco Baseggio, Lino Toffolo, la Benedetti e Toni Barpi. Maffioli registrò grande successo con la sua commedia, andata in onda sulla radio, “Il Prete Rosso”, tre atti sulla vita di Antonio Vivaldi.
Un altro radiodramma fu quello, ancora di successo e interpretato da Cesco Baneggio, su Papa Pio X, record di ascolti all’epoca. Dopo le varie esperienze teatrali in Italia, Il Beppo fu per anni regista della compagnia del Teatro Italiano di Pola, in Jugoslavia, un impegno che dovette lasciare a causa della malattia che lo affligeva e per le conseguenze della quale è morto, il diabete.
La sua casa era anche un teatro: certe volte le prove delle commedie da portare in scena si svolgevano nella grande veranda della villa Tre Camini, che si era fatto costruire a Dosson, vicino a villa Fianchetti. Beppo fu anche un personaggio cinematografico se pure usato solo nei ruoli di caratterista.
Fu ricordare il vociante e anarchico paralitico in carrozzina de “Il commissario Pepe” di Ettore Scola con Tognazzi, il consulente gastronomico de “La grande abbuffata” di Ferreri, lo spretato deluso in “La moglie del prete” di Risi con la Loren e Mastroianni o il pacifico (a modo suo) missionario di “Africa Express” con Ursula Andress e Giuliano Gemma, la partecipazione a “Giordano Bruno” e “Attenti al buffone” di Giuliano Montaldo, “Bianco rosso e…” di Lattuada per citare i film più noti senza dimenticare il famoso e scandaloso “Caligola” di Tinto Brass.
Ma fu la gastronomia che lo identificò come protagonista indiscusso nel Trevigiano e anche fuori. Delegato dell’Accademia italiana della cucina, fondatore con Annibale Toffolo della rivista “Vin Veneto” (ora “Taste Vin”), ha scritto innumerevoli libri dedicati alla cucina, di cui fu mentore radiofonico in alcune rubriche, da Radio Venezia, veneta in particolare (trevigiana, padovana, vicentina), anche per bambini, sui prodotti tipici trevigiani come il radicchio ad esempio, ha insegnato i segreti delle pentole e dei fornelli a generazioni.