IN 5 MILA IN PIAZZA PER CHIEDERE DIRITTI E LAVORO
Nelle fabbriche adesioni anche dell’80%. Circa 2 mila gli studenti che hanno protestato contri i tagli della Gelmini
| Laura Tuveri |
TREVISO - Chiedono diritto al lavoro, allo studio, ad una vecchiaia dignitosa, ma anche istituzioni più libere e democratiche le circa 5 mila persone, dati Cgil, che oggi, venerdì 6 maggio, sono scese in piazza a Treviso, Castrelfranco e Conegliano. Di questi, secondo la Rete degli Studenti Veneto, gli studenti erano 2.000.
Lo sciopero indetto a livello nazionale dalla Cigl, anche nella Marca ha riscosso successo secondo gli organizzatori che erano in piazza anche per chiedere di votare sì ai quattro quesiti referendari. Sostenevano la protesa anche la Rete degli studenti e l’Unione degli studenti universitari. In alcune aziende hanno incrociato le braccia anche fino all’80% dei lavoratori.
A Treviso il corteo, partito dalla stazione alle 9.30, è giunto in piazza dei Signori con un po’ di ritardo perché i manifestati hanno dovuto fare una deviazione per ragioni di sicurezza.
Paolino Barbiero, segretario generale della Cgil, ha tenuto a sottolineare “non siamo dei facinorosi e amiamo la democrazia. Avevamo chiesto di poter sfilare per piazza Borsa, ma ci è stato negato”. A Treviso assieme a studenti, lavoratori e pensionati, ha manifestato anche l’Anpi, l’associazione dei partigiani, e il Sunia, il sindacato degli inquilini. Tutti in piazza per chiedere una seria riforma scolastica che dia a tutti il diritto allo studio perché studiare significa avere prospettive per il futuro e cittadini meno disposti a farsi calpestare dal potere. Per chiedere lavoro, vero sostegno alle imprese, rinnovi dei contratti scaduti interpellando prima i lavoratori, per dire basta alla precarietà che non consente di programmare un futuro sereno. In piazza per chiedere più assistenza per gli anziani e in particolare per i non autosufficienti e pensioni dignitose. Per chiedere in generale più servizi, più case popolari, più libertà e democrazia.
Soddisfatto dei risultati dello sciopero il segretario Barbiero che parla di un’adesione a macchia di leopardo con punte anche del 80%. “Noi pensiamo che questa manifestazione abbia avuto un buon risultato, che si attesta su livelli vicini a quelli raggiunti in occasione degli scioperi generali unitari. Per noi questo sciopero è un investimento per il futuro. Siamo qui anche per ribadire che è necessario promuovere politiche per favorire il rilancio e la crescita delle imprese per ridurre la disoccupazione, mentre il Governo pensa ad intervenire sulla crisi in modo sporadico che sta creando solo disoccupati e precari”.
Cosa chiedete al futuro presidente della Provincia per il rilancio dell’occupazione? “Quello che abbiamo sempre chiesto. Bisogna aggregare le risorse della pubblica amministrazione distribuite su tutto il territorio, ma non messe in sinergia. Si può trovare il modo per ridurre gli sprechi e gli inefficienze e creare una burocrazia più vicina ai cittadini, creando nuove opportunità di lavoro, magari nel settore delle energie pulite”.
Siete qui anche per sostenere il referendum del 12 e 13 giugno? “Certamente. Abbiamo una posizione chiara. Quattro sì. Per dire no al nucleare e per sviluppare le energie rinnovabili. Un no alla gestione pubblica dell’acqua. E siamo qui anche per chiedere una giustizia uguale per tutti, quindi un sì anche al referendum sul legittimo impedimento".
Secondo i numeri diffusi dalla Camera del Lavoro alle 15 (relativi ad alcune indicazioni definitive, altre riguardanti il primo turno) le punte più alte di lavoratori in sciopero sono state toccate nel metalmeccanico (50%), seguito dal chimico-tessile-abbigliamento (35%). Più bassa l'adesione nel settore bancario (poco oltre il 20%), 28% la media nella scuola, con punte fino al 35%.
Hanno scioperato l'80% degli addetti occupati nella grande distribuzione Coop, 60% il livello medio raggiunto invece nelle altre realtà della grande distribuzione alimentare. Sciopero a macchia di leopardo nella cooperazione sociale, con livelli minimi del 10% e punte massime al 50. Tra il 25 e il 30% l'adesione allo sciopero nella funzione pubblica.
Tra le realtà specifiche si segnala il 70% di adesione nel gruppo Zoppas e alla Permastelisa, 63% alla De Longhi e Clima Veneta, 80% tra gli operai della Breton, 98% alla Berco, 30% alla Tognana Porcellane, 20% alla Monti, 15% alla Osram, 60% alla Tre B, 60% alla Panto, 65% alla Tegolaia, 35% alla Basf. Bassa l'adesione alla Stefanel e allaLuxottica di Pederobba (circa il 10%). Impianti fermati alla cartiera Burgo di Villorba, fabbrica chiusa alla Zorzi e alla Sile Caldaie. Nel settore pubblico si è raggiunto il 32% di adesione allo sciopero al Comune di Villorba e il 34% negli uffici Inps. Sopra il 20% lo sciopero nella Usl 7 di Conegliano. 20% di adesione al Comune di Mogliano. In piazza anche il sindacato degli inquilini.
Luciano Bellotto, segretario provinciale del Sunia, ha detto che nella nostra provincia circa 1.200 persone vengono sfrattate ogni anni, con un’accelerazione negli ultimi tre anni, perché non sono più in grado di pagare l’affitto a causa della perdita di lavoro. “Noi chiediamo più case popolari, questo settore è da troppo tempo bloccato, come anche sono bloccate le assegnazioni di alloggi. In dieci anni gli affitti sono raddoppiati. La gente non ce la fa più a sostenere tali costi, soprattutto se cassaintegrati o, peggio ancora, disoccupati”.
Anche il gonfalone dell’ Anpi sul palco di piazza dei Signori. “Siamo qui per dare sostegno ai lavoratori, ai precari, ai poveri, ai disoccupati. Era doveroso farlo per noi dell’Anpi che difendiamo la Costituzione” ha detto Gianfranco Andrighetto dell’Anpi provinciale.
Alberto Irone, coordinatore provinciale della rete studenti medi, studente al Canova, con passione e determinazione ha chiesto una vera riforma della scuola e non tagli stratosferici comunicati da un ministro che non sa neppure a quanto ammontano. Irone chiede anche più spazi per i giovani, in una città che non offre momenti e spazi aggregativi. E promette che la battaglia non finirà qui, ma che vi saranno altri momenti di protesta per fine maggio o per il 2 giugno per tornare a dire no ai tagli del Governo contro la scuola pubblica e i lavoratori del settore, per non “stare a guardare un'Italia che non ci rappresenta”. Ha chiuso il suo intervento con lo slogan della rete studenti “L’Italia siamo noi”, lanciando un messaggio di ottimismo, a patto che le cose cambino.
La manifestazione si è chiusa sulle note di "Bella ciao".