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19 aprile 2024

Treviso

"ABBIAMO PROVATO A RIANIMARLO IN AUTO DAVANTI ALLE SBARRE CHIUSE"

Il padre del bimbo di tre mesi e mezzo non si dà pace

| Mauro Favaro |

| Mauro Favaro |

PONZANO – «Solo il giorno prima l’avevamo fatto visitare dal pediatra e ci aveva detto che stava benissimo, ma ieri mattina quando mi sono avvicinato alla culla per dargli un bacio ho sentito che non respirava e che il cuore non batteva più». Sono gonfie di dolore le parole con cui Felipe Do Nascimento, ventenne di origini brasiliane, racconta gli attimi di panico vissuti ieri mattina quando, attorno alle 6, prima di andare al lavoro nello stabilimento della De Longhi, ha salutato il suo piccolo Samuel, nato il 31 agosto scorso, appena 3 mesi e mezzo fa, trovandolo senza vita.

E in un secondo l’incubo è entrato nella sua casa di via dei Fanti, a Paderno, dove si è da poco trasferito a vivere con la compagna, Alessandra Moro, anche lei ventenne, diplomata all’alberghiero “Alberini” e impiegata alla De Longhi sino all’inizio della gravidanza. «L’ho sentito freddo, ho subito ascoltato il cuore e ho sentito che non batteva – continua il padre – poi c’è stato solo il panico: ho urlato a mia moglie che Samuel non rispondeva più e che dovevamo subito correre all’ospedale».

Così, ancora prima dell’alba, l’hanno avvolto nelle coperte, preso in braccio e caricato in macchina per una disperata corsa verso il Ca’ Foncello. Corsa che, però, si è interrotta a Castagnole, davanti alle sbarre chiuse del passaggio a livello che taglia in due via San Pio X, esattamente all’ingresso dell’area ex Simmel. «Siamo andati da quella parte perché, nel panico, volevamo raggiungere subito la tangenziale per poi correre verso l’ospedale – spiega Felipe – ma quando abbiamo trovato le sbarre chiuse abbiamo chiamato il 118».

In quei lunghissimi secondi d’attesa i due hanno provato a rianimare il loro bambino all’interno dell’auto, seguendo le istruzioni ricevute via telefono dal pronto soccorso. Un paio di minuti più tardi, grazie alle strade ancora senza traffico, un’ambulanza è arrivata al passaggio a livello di Castagnole e ha trasportato il piccolo Samuel al Ca’ Foncello.

«Quando siamo arrivati noi i medici ci hanno detto che non c’era più niente da fare», si dispera il padre. Una morte in culla, tanto rara quanto drammatica. Tanto che, stando a una prima ricostruzione, il neonato avrebbe cessato di vivere già nel cuore della notte. Così per la giovane famiglia di Ponzano l’incubo si è trasformato in realtà.

E ora, d’improvviso, tutti i commenti di gioia lasciati in Facebook nei mesi scorsi in vista della nascita del piccolo Samuel diventano incommensurabilmente drammatici. A partire dal conto alla rovescia fatta dalla giovanissima mamma, sino alla foto dell’ecografia per condividere con tutti la felicità per un figlio arrivato presto, almeno rispetto all’attuale età media dei genitori italiani, ma amato a dismisura ancora prima che venisse al mondo.

«Sono felicissima, non riesco proprio a far a meno di guardarlo – ha scritto Alessandra Moro – già me lo vedo tra le braccia». Con gli auguri degli amici che non si sono fatti attendere. «E’ bellissimo sapere che ci sono persone felicissime e ansiose per l’arrivo del nostro nuovo amore – rispondeva il padre, Felipe Do Nasimento – grazie a tutti ragazzi». Una gioia che, purtroppo, solo tre mesi dopo il parto, è stata spazzata via nel modo più traumatico possibile.

A poche ore dalla tragica morte del piccolo Samuel tutti faticano a realizzare quanto accaduto. «Certamente che li conosco, sono pure miei clienti – esclama la titolare del negozio di parrucchiera da poco aperto proprio accanto alla casa dove Felipe e Alessandra erano andati a vivere assieme – il figlio di Felipe? No, non ci posso credere, non può essere vero». Ma le facce dei parenti che verso mezzogiorno di ieri facevano avanti e indietro dalla casa di via dei Fanti, tra cui il nonno Giuseppe Moro, padre di Alessandra, non lasciavano spazio ad altre interpretazioni.

«Samuel stava bene ed era sano – racconta con gli occhi gonfi di lacrime uno dei familiari – non capiamo quello che è successo». «Era più sano di me, era perfetto», continua a ripetere il padre, nato in Brasile, a Espirito Santo De Vitoria, ma diplomato all’ipsia “Giorgi” ed ex giocatore dell’under 20 del rugby Mogliano. Solo l’autopsia, che verrà eseguita nelle prossime ore, potrà chiarire quanto è accaduto. Poi i funerali, in una data ancora da fissare, che verranno celebrati con rito evangelico nella chiesa di San Zeno di Treviso.

 


| modificato il:

Mauro Favaro

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