Appalti, "Senza clausola sociale a rischio licenziamento decine di migliaia di lavoratori trevigiani"
L'allarme dei sindacati: “Va ripristinata la norma che impone alle ditte che subentrano nella gestione degli appalti di riassumere tutto il personale già impegnato"
| Isabella Loschi |
TREVISO - “Solo nella Marca sono decine di migliaia le lavoratrici e i lavoratori esposti al rischio continuo di licenziamento a causa del venir meno della clausola sociale, ovvero dell’obbligo per le ditte che subentrano nella gestione degli appalti di riassumere tutto il personale precedentemente impegnato”. A denunciare la situazione sono i sindacati trevigiani Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil, oggi in presidio in piazza dei Signori a Treviso, che nelle prossime ore invieranno ai rappresentanti delle istituzioni del territorio, dai parlamentari ai consiglieri regionali, provinciali e comunali un appello perché si intervenga affinché la Camera dei deputati ripristini l’obbligo di inserimento delle clausole sociali nei bandi.
“Il Ddl - precisano i segretari generali Alberto Irone, Patrizia Manca e Massimo Marchetti - è il disegno di Legge che delega al Governo la stesura del nuovo Testo Unico in materia di Appalti Pubblici. Il corpo normativo in discussione introduce la facoltà, e non l’obbligo com’è oggi previsto, di inserire clausole sociali nei bandi di gara. Una indicazione che, se confermata avrà ricadute pesantissime per i cosiddetti lavoratori ‘deboli’, coloro che operano negli appalti di servizi ad alta intensità di manodopera, occupati in comparti essenziali come ospedali, strutture socio-sanitarie, scuole, ministeri, uffici pubblici”.
“Con la scusa della semplificazione - puntano il dito i segretari generali - si depotenziano le regole a tutela del lavoro, una sorta di inammissibile liberalizzazione. Con l’eliminazione dell’obbligatorietà, infatti, si lascia la facoltà alle stazioni appaltanti di decidere l’inserimento o meno di questo importante strumento di tutela occupazionale del personale impiegato negli appalti. Se così fosse, a ogni successione di datore di lavoro i lavoratori per servizi in appalto potranno perdere irrimediabilmente la propria occupazione”.
Le sigle di categoria chiedono a Parlamento e Governo di confermare e non cancellare l’obbligo di inserimento della clausola sociale negli appalti labour intensive. “La nostra richiesta - chiosano Irone, Manca e Marchetti - è che la Camera dimostri la giusta sensibilità verso le lavoratrici e i lavoratori e ripristini l’obbligo dell’inserimento delle clausole sociali nei bandi di gara da parte dei committenti, a tutela della continuità degli stessi servizi, delle retribuzioni e dell’occupazione di decine di migliaia di trevigiani impiegati in servizi essenziali per il settore socio-sanitario, assistenziale ed educativo”.