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22 novembre 2024

Treviso

Asco: quale piano industriale?

Rapporti complicati tra politici e tecnici

| Pietro Panzarino - Vicedirettore |

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 Asco: quale piano industriale?

TREVISO - Nel giro di alcune settimane si sono registrati dimissioni eccellenti in ASCO: dapprima il direttore Generale Roberto Gumirato e, qualche giorno fa il CFO (Chief financial officer) Cristiano Belliato.

Il tutto a significare che la situazione non è tranquilla.

 

Secondo alcune indiscrezioni, riportate da Milano Finanza, Gumirato avrebbe lasciato su pressioni della Lega, ricevendo un riconoscimento di quasi due milioni di euro. Invece Belliato rimarrebbe in carica con minori responsabilità fino al 30 ottobre, ricevendo un corrispettivo di più di 200.000 euro.

Finora si continua a ragionare di dispute legali, su cui sarà la Magistratura ad intervenire.

Di fatto si fa fatica a discutere sul piano industriale che dovrebbe realizzare lo sviluppo e la crescita della società, in modo che possa continuare a dare ai cittadini servizi efficienti e ai Comuni la certezza di risorse per i loro bilanci.

Con il nuovo statuto di Asco Holding, trasformando la società in una holding pura, si è fatto un primo passo in avanti, per superare le contrapposizioni, legate alle disposizioni della Legge Madia.

 

Dal mondo produttivo del territorio emerge chiara la richiesta di valorizzare gli asset in gestione al pubblico attraverso forme nuove di coordinamento e aggregazione.

Secondo Giovanni Zorzi, Segretario PD della provincia Treviso, sarebbero due le condizioni per superare questo stato di crisi:

"La prima è che si proceda ad un patto di sindacato, dal PD più volte invocato, per mettere i Comuni trevigiani nelle condizioni di superare le loro partecipazioni pulviscolari e interloquire in una posizione di pari dignità con il Comune di Vicenza.

La seconda condizione riguarda la natura della governance. Se la società vuole stare su un mercato strategico come quello del gas, dobbiamo evitare la “deriva venezuelana” accarezzata dalla Lega, che sogna un ritorno alle nazionalizzazioni. I Comuni da soli non sarebbero in grado di sostenere questa sfida".

 


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