AUMENTO DEI TASSI DI INTERESSI
Effetti su imprese e consumatori
| Claudio Bottos |
LAVORO - Il 4 maggio la BCE ha aumentato di un quarto di punto i tassi di interesse dal 3.5% al 3.75%. Vediamo in sintesi quali sono gli effetti su consumatori e imprese. Per i consumatori i primi riflessi sono nell’aumento del costo del credito, il che significa, per chi ha un prestito, un mutuo a tasso variabile, una carta di credito revolving con pagamento rateale, che dovrà pagare più interessi sulle somme prese a prestito. Abbiamo già visto alcune proiezioni circa l’aumento delle rate di mutuo. L’effetto reale, per il consumatore finale, in modo particolare per chi ha un reddito da lavoro dipendente o una pensione, è una diminuzione delle somme a sua disposizione per l’acquisto di beni e servizi, dovendo spendere di più per il pagamento degli interessi sui prestiti ricevuti. Questa situazione si somma alla causa dell’aumento dei tassi di interesse, che è l’inflazione. Infatti, gli aumenti dei tassi fatti dalla BCE hanno proprio lo scopo di fermare l’inflazione che, ad aprile 2023 sembra essere tornata a correre, essendo l'indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettività (NIC) aumentato dello 0,5% su base mensile e dell'8,3% su base annuale.
Come si può ben intuire, questa doppia tenaglia porta ad una riduzione dei consumi, perché diminuisce fortemente il potere di acquisto. Come già scritto in questo mio articolo, significa che, se un consumatore volesse acquistare le stesse cose che aveva preso un anno prima, dovrebbe sborsare una somma più alta. Se lo stipendio o la pensione sono rimasti fermi o il loro aumento è stato inferiore all’inflazione, deve prendere la decisione a cosa dover rinunciare o acquistare in quantità minore, oppure cosa acquistare a prezzi più bassi ma spesso di qualità inferiore. L’inflazione può anche avere effetti negativi sui risparmi e sugli investimenti finanziari quando il tasso di rendimento è inferiore all’inflazione e ovviamente colpisce chi ha redditi più bassi perché spende una quota maggiore del proprio reddito per acquistare beni e servizi di prima necessità, che sono spesso quelli soggetti a maggiori aumenti dei prezzi. I dati ISTAT a marzo 2023 dicono che la spesa alimentare è aumentata del 7,7% rispetto a marzo del 2022, ma il volume dei beni acquistati è sceso di quasi il 5% e questo evidenzia che gli italiani hanno dovuto tagliare i consumi di cibo per compensare l’aumento dei prezzi.
Questa situazione di diminuzione dei consumi si riflette inevitabilmente sulle imprese con una contrazione dei fatturati perché producono bene e servizi per i consumatori, avendo questi, meno risorse finanziarie a disposizione per l’acquisto di beni e servizi. Questa contrazione dei fatturati, associata ad un aumento del costo del credito per le imprese sulle operazioni finanziarie (anticipi fatture, fidi, finanziamenti ecc.), porta ad una contrazione dei margini. La contrazione di fatturati e margini potrebbe alimentare la spirale di riduzione dei costi di produzione e di gestione, tagliando gli investimenti in ricerca e sviluppo, innovazione, formazione e qualità. La riduzione degli investimenti potrebbe avere conseguenze negative anche sull’intero sistema economico, perché riduce la domanda aggregata, la crescita potenziale e l’occupazione. Un esempio recente di questo fenomeno è quello legato ai rincari delle materie prime e dell’energia che sta mettendo in difficoltà molte aziende italiane che devono sostenere costi molto elevati per l’approvvigionamento energetico. Fronteggiare l’inflazione che, come detto sopra, fa aumentare i tassi di interesse, non è facile. Si possono mitigare alcuni impatti negativi con politiche fiscali o politiche sociali che lo stato può adottare intervenendo con misure di sostegno al reddito o indicizzazione di salari e pensioni. Anche a livello individuale i consumatori potrebbero adottare alcune precauzioni per fronteggiare l’inflazione facendo ad esempio una buona pianificazione finanziaria tenendo un budget delle entrate e uscite, cercando di risparmiare e investire in modo intelligente, scegliendo prodotti e servizi con un buon rapporto qualità-prezzo e confrontando le varie proposte dei fornitori. Queste azioni possono aiutare a ridurre l’impatto dell’inflazione sul proprio reddito. Per questo è necessario migliorare la cultura economico-finanziaria non solo alle persone adulte ma anche a più giovani fin dai primi anni di scuola.
di Claudio Bottos (Consulente del lavoro e di direzione strategica aziendale)