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04 gennaio 2025

Treviso

BANCHE AIUTATE GLI ARTIGIANI

E’ l’appello della Cna. Un artigiano che si è visto rifiutato un prestito alla fine ha cambiato banca

| Laura Tuveri |

| Laura Tuveri |

TREVISO – In periodi di crisi come quelli che stiamo vivendo può succedere, pur nella Marca locomotiva d’Italia, che un’azienda sana presenti alla sua banca di credito cooperativo la richiesta di affidamenti per 30 mila euro (20 mila di mutuo per l’acquisto di un furgone più 10 mila di conto corrente), con la garanzia del Confidi della Cna, e che la banca, pretenda  un’ulteriore garanzia fideiussoria.

Ovvero che prevede la firma anche della moglie sulla casa di residenza intestata ad entrambi. Fra l’altro la moglie non partecipa all’impresa che è una ditta individuale. Da sottolineare, poi, che, per un importo del genere, oltretutto garantito al 50% dal Confidi, la casa come garanzia è quanto meno sproporzionato.

L’azienda in questione è una ditta termoidraulica individuale, con due dipendenti e un fatturato di oltre 200 mila euro l’anno. Alla richiesta di finanziamento, il Consorzio Fidi della Cna, presa visione della solidità del bilancio aziendale, non ha battuto ciglio approvandolo nel giro di qualche giorno e inviando la pratica all’istituto di credito dell’artigiano. Lì sono cominciati i problemi. I

l piccolo imprenditore è stato convocato dal direttore di filiale che gli ha chiesto immediatamente la firma della moglie sulla casa. Quest’episodio è solo uno dei tanti esempi delle difficili condizioni in cui sono costretti a lavorare molti piccoli artigiani che non trovano nelle banche sostegno alla loro attività.

«Queste rigidità, non rare, del sistema del credito in alcuni casi non sono proprio accettabili, bacchetta Giuliano Rosolen, direttore Cna provinciale - a fronte di importi così esigui, la garanzia del Confidi dovrebbe essere più che sufficiente alle banche. Che devono fare il loro lavoro, cioè finanziare le imprese sane, tanto più ora che c’è scarsa liquidità».

«È giusto che le banche chiedano garanzie, non stiamo dicendo che non lo devono fare, puntualizza Walter Barzan, direttore del Consorzio Fidi della Cna, ma non ci devono essere atteggiamenti vessatori e arroganti, specie quando gli importi sono minimi. E, soprattutto, vanno valutate le condizioni di salute delle aziende, caso per caso».

La storia dell’artigiano si è conclusa bene: ha cambiato banca e ha ottenuto gli affidamenti. Potrà comprarsi il furgone, versare i contribuiti ai dipendenti, pagare l’Iva e le tasse. «In un momento come questo, in cui i clienti non pagano o pagano in tempi lunghi, il problema dell’imprenditore è continuare a dare lo stipendio ai suoi dipendenti, versare i contribuiti, pagare le tasse, l’Iva – conclude Barzan. Molti artigiani, in difficoltà per carenza di liquidità, scelgono sempre di più di finanziare la propria attività attraverso il mancato pagamento di Iva, tasse e contributi».

 



Laura Tuveri

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