BATTIATO PER GIUSTO PIO, MUSICA E PITTURA SI FONDONO
All'inaugurazione della mostra del musicista castellano, anche l'amico Franco Battiato
| Laura Tuveri |
TREVISO - E’ stata inaugurata stamani, giovedì 10 giugno, “Giusto Pio. Struttura e poesia nella musica dipinta” al Museo S.Caterina. All’inaugurazione ha partecipato anche il cantautore siciliano Franco Battiato (in foto sotto) che assieme al maestro Pio, originario di Castelfranco, ha firmato alcuni fra i suoi brani di maggior successo.
Per la prima volta, 84enne, il musicista Pio svela una selezione corposa, una cinquantina i lavori esposti, della sua opera pittorica: dipinti a olio, pastelli e chine. Resteranno esposti nel museo cittadino fino all’8 luglio. L’esposizione è stata ideata e curata da Luigina Bortolatto e allestita da Paolo Ferretton.
“Le sue notazioni – scrive l’ideatrice della mostra - aspirano a costruire un'oggettività dinamica nell'organismo narrativo fra i tetragrammi di Guido D'Arezzo, il Corale delle solennità miniato da Nicolò Tegliacci, lo spartito del Suonatore di liuto, la scrittura sonora di Pratella e Russolo, le pittografie di Bussotti.
Nella realtà intrisa d'immaginario le partiture sviluppano strutture asimmetriche, sghembe (le architetture di Frank O.Gehry?), processo ludico High-Tech di esplorazione nel campo del timbro, del ritmo, degli esperimenti elettronici. Ma anche sintetico accordo di forme in cui grafica e colore si integrano, ricchezza di scrittura e risorse di fantasia con rispondenze alle spirali di Klimt, ai piani ruotanti in vortici luminosi dei Delaunay, alle virate di Dottori.”
Nelle partiture Pio si abbandona alla portata del gesto e alle sue prospettive per offrire una realtà della conoscenza. L'amore del disegno accompagna l’ottuagenario musicista da sempre. “Sono fogli di taccuino più che strumenti di lavoro e si impongono per valore autonomo del segno che fluisce senza pentimenti. Candidi, percorsi da sottili tratti a china leniscono l'horror vacui e pure l'horror pleni della civiltà occidentale su cui va dissertando Dorfles per condannare il tanto, il troppo, il pieno della vita odierna.
Solo l'assenza permette l'affermarsi della presenza. Nei fogli Pio – scrive ancora la curatrice - trafigge lo spazio come il sistema di segni di Roland Barthes, con applicazione testarda e sottile e sicurezza da virtuoso. Le forme in movimento, battute dalla luce diventano di un bianco intenso, sono presenze iconiche che non rappresentano ma esistono. Il segno sensibile cerca forme nascoste, immagini di mondi folgoranti”.
Foto Balanza