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05 novembre 2024

Italia

"Berlusconi, un referente obbligato"

Cattolicesimo e politica in "La crisi dell'Impero Vaticano"

| Pietro Panzarino - Vicedirettore |

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Come annunciato ieri, prosegue la seconda parte riguardante la recensione del saggio "La crisi dell'impero Vaticano" del politologo Massimo Franco, già redattore di Avvenire, attualmente notista del Corriere della Sera. Questa seconda parte riguarda il mondo cattolico e la politica italiana degli ultimi tempi e fa riferimento al capitolo VII: I fantasmi di Todi.

 

Si parte da un dato di attualità: l'irrilevanza politica dei cattolici, a partire dalla caduta del Muro, coincidente con il periodo della cosiddetta Seconda Repubblica. Per cercare di eliminare o, perlomeno, ridurre tale irrilevanza erano stati programmati i due convegni di Todi. Al Todi 1 del novembre 2011 venne evocata la categoria "gli stati generali" dell' area cattolica. Intervenne autorevolmente il Presidente della CEI, Cardinale Bagnasco, di fronte ai 110 partecipanti, in rappresentanza di 7 associazioni nazionali di area cattolica, tre dei quali, qualche settimana dopo, sarebbero diventati Ministri del Governo Monti ( Ornaghi, Passera e Riccardi). Questo il commento di Franco sul convegno: risultato magro e contraddittorio e un epilogo sconfortante.

Un anno dopo al Todi 2 parteciparono "spezzoni del mondo cattolico", snobbato dai vertici cattolici, definito dall'editorialista Panebianco "polo cattolico-liberale", sotto l'egida di Mario Monti, "cattolico per caso".

Era in atto il tentativo di chiudere la subalternità a Berlusconi e di accertare la fine del berlusconismo. L'evento si guadagnò la definizione di "singolarissima assemblea", rincarata con l'altra nota, "alto tasso di inazione e inconcludenza" da parte del Direttore di Avvenire, Marco Tarquinio. Il saggista coglie una sostanziale analogia tra la litigiosità dei e nei partiti e quella registrata tra la CEI e lo stesso Bertone, venuto a galla in modo vistoso sulla vicenda dell' IMU per i beni immobili della Chiesa. Accorato, sembra, l'invito finale, quando propone di "riformulare i paradigmi della presenza dei cattolici in politica, ma porsi il problema della classe dirigente".

Dopo aver ricordato la definizione di Ciampi, giudicato "laico, ma cattolico" da taluni, rispetto a "cattolico, ma laico" di altri, azzarda un'ipotesi suggestiva, da chiarire e approfondire: che le categorie laico-cattolico oggi siano sempre meno in contraddizione?

 

I tratti del berlusconismo. Siamo davvero alla fine? L' attuale suo 25% dell'elettorato segna una parabola discendente oppure non siamo alla fine?

La parabola è discendente: Berlusconi ha perso alle ultime elezioni oltre sei milioni di voti rispetto al 2008. Ma è apparso vincente per l’incapacità della sinistra, in particolare del Pd, di calamitare lo scontento nel centrodestra e di drenare i voti di protesta che nelle ultime settimane sono fuggiti verso il movimento di Beppe Grillo. Dunque, pur perdendo, Berlusconi è riuscito a sopravvivere e dunque a velare la secca perdita di consensi della sua coalizione. Al punto che oggi non si può non affermare che il centrodestra sia ancora rappresentato da lui. In assenza di un’alternativa credibile nel cosiddetto mondo moderato, Berlusconi e il suo partito rimarranno un referente obbligato: tanto più per quell’Italia che non si fida della sinistra, non vuole sentire parlare di sacrifici ed è cresciuta nell’illusione che le cose possano andare avanti come nel passato.

 

Dopo il fallimento dei todini, lei azzarda l'ipotesi di riformulare i paradigmi della presenza dei cattolici in politica"... può declinare meglio tale proposta?

I cattolici come categoria non esistono più in politica, perché l’elettorato non li riconosce come tali. L’aspetto religioso connota l’appartenenza politica in modo sempre più forzato, e non accettato dall’elettorato, che tende a vedere come ingerenza le indicazioni delle gerarchie ecclesiastiche in materia politica. Lo sa bene la stessa Cei, che infatti da tempo si guarda bene dal dare indicazioni di questo tipo; e che alle ultime elezioni ha prima offerto un cauto appoggio, e poi l’ha ritirato nei confronti della lista del premier Mario Monti.

 


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