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18 dicembre 2024

Treviso

BUONA DOMENICA Di padre in figlio e per la figlia dell'amico

Bruno Tabacci ha dovuto restituire la delega allo Spazio perché... nello Spazio c'è già il figlio. In un concorso all'università di Torino a essere restituita è stata invece la raccomandazione.

| Roberto Grigoletto |

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| Roberto Grigoletto |

Bruno Tabacci

TREVISO - Figliopoli. O Genitopoli. Dipende dal punto di osservazione. Più universalmente e notoriamente Parentopoli. Ma non c'è niente, proprio nulla nuovo sotto il sole. Babbo (Natale) che reca in dono un posto di lavoro. Al figlio.

L’ultimo caso stava per mandare… “in orbita” addirittura il Governo: il sottosegretario allo Spazio, Bruno Tabacci, politico di suo anche piuttosto navigato, si è visto costretto a rimettere la delega al presidente del Consiglio Draghi quando è venuto a galla che il figlio era stato assunto dal colosso aerospaziale “Leonardo”. Un conflitto di interessi, quantomeno. Nonostante “il figlio di” abbia garantito che dei dossier del padre non si era e non si sarebbe occupato punto.

Tabacci padre dalle colonne del “Corriere della sera” ieri l’ha detto papale-papale: “Mio figlio in “Leonardo” ha un rapporto di lavoro subordinato, un contatto da quadro. È un fatto, fingono tutti che non esista. Non ha nessun potere decisionale, nessun potere di firma. Quindi un conflitto di interesse con la mia delega alle politiche spaziali e aerospaziali sarebbe stato impossibile. E l’assunzione, come ha ricordato l’azienda, è frutto di una selezione fatta a novembre 2020. A quel punto nessuno, io per primo, immaginava un mio ruolo nel Governo”.

Ecco magari un altro al posto suo avrebbe (ma il condizionale è d’obbligo) evitato di acchiappare proprio quella delega…seppur Spaziale. Perché come ripeteva un illustre compagno di Tabacci nella classe della Prima Repubblica: “Pensare male si fa peccato ma si indovina - più o meno - sempre” (cit. G. Andreotti). Ma buttasse così solo nella politica verrebbe da nutrire persino qualche speranza di redenzione per questo Paese. Invece è di un marcio…immarcescibile.

Settimana scorsa si è concluso con due condanne e una assoluzione il processo abbreviato che vedeva imputati l’ex direttore del Dipartimento di chirurgia plastica dell’università di Torino, il prof. Stefano Bruschi e la figlia dell’ex direttore della struttura complessa di chirurgia plastica Giovanni Bocchiocchi, vincitrice (truccata) di un concorso all’università. Bruschi se l’era fatto scappare, ignorando le intercettazioni audio-video finite sul lavoro del giudice, che al padre della signora Maria avrebbe dovuto erigere un monumento “perché a suo tempo era andato controcorrente scegliendolo per farlo sedere nel posto che ora ricopre”. Insomma una mano lava l’altra.

E questi erano soltanto i piatti della casa serviti nell’ultima settima. A raccontare la storia del nepotismo (vecchia come il cucco) non basterebbe l’enciclopedia britannica, tanti sarebbero le iniziative spesso maldestre e poco originali da inanellare.

Chapeau a Caligola. Che almeno fece senatore il suo cavallo.

Buona domenica

 


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Roberto Grigoletto

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