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23 novembre 2024

Treviso

BUONA DOMENICA Ho visto cose di voi... disumani

Alika Ogorchukwu, ambulante nigeriano, 39 anni, sposato e padre di un bambino, una persona perbene. Ucciso a bastonate davanti a passanti rimasti passivi spettatori.

| Roberto Grigoletto |

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| Roberto Grigoletto |

TREVISO - È successo otto giorni fa a Civitanova Marche. I fatti, così o e li ha riportati “Il Resto del Carlino”: “Un uomo di 39 anni è stato ucciso a bastonate, con una stampella, poco dopo le 14, nel centralissimo corso Umberto I di Civitanova Marche. La vittima è un nigeriano, Alika Ogorchukwu, un ambulante molto conosciuto in zona, sposato e padre di un bambino. Mai un problema, un uomo per bene secondo i più, che avrebbe perso la vita in seguito al violento litigio con l'uomo, Filippo Ferlazzo, fermato dalla polizia e portato in commissariato per l'interrogatorio. L'arrestato si sarebbe difeso sostenendo che la vittima avrebbe importunato la sua fidanzata. In realtà gli inquirenti propendono per un'altra spiegazione dell'orribile reazione: la colpa del povero Alika sarebbe quella di aver chiesto l’elemosina in modo un po' troppo insistente. L'uomo sarebbe stato colpito con la sua stessa stampella che utilizzava in seguito a ferite riportate in un incidente. Tra i due ci sarebbe stato prima un diverbio, finito poi con i colpi ripetuti di stampella che hanno ridotto senza vita lo straniero”.

L’indagine che subito è scattata ha rivelato che l’aggressore, già tossicodipendente con comportamenti aggressivi e disturbi importanti della personalità, era stato destinatario di un trattamento sanitario obbligatorio. Affidato alla madre, nominata amministratrice di sostegno, quel 29 giugno era a piede libero (nel senso di fuori controllo) e a passi a passi lunghi e ben distesi: a quattrocento chilometri di distanza da casa. Trattamenti sanitari ai domiciliari? Ma parliamone! Così come di scarcerazioni premature o in conseguenza a errori incredibili.

Nel caso di Alika però a turbare dovrebbe essere il comportamento degli astanti, spettatori passivi di quello che è diventato nel volgere di pochi minuti in un omicidio: “Erano diversi coloro che, alle 14.30 di ieri pomeriggio in corso Umberto I, hanno assistito all'omicidio di Alika Ogorchukwu, ma nessuno ha separato la vittima dal presunto omicida, Filippo Claudio Giuseppe Ferlazzo. C'è chi ha ripreso tutta la scena con il cellulare (e il video è stato subito consegnato al personale della squadra mobile), c'è chi si è limitato a urlare "cosi' lo uccidi" e chi a guardare quanto stava succedendo. Nessuno è intervenuto, nemmeno quando Ferlazzo urla alla sua vittima: "Pezzo di m...". L'aggressore è riuscito a fuggire dal luogo del delitto dopo aver rubato anche il cellulare della vittima, esanime sul marciapiede. Mentre il nigeriano era a terra e il suo aggressore gli era sopra, bloccandogli il braccio destro e forse anche la gola, qualcuno ha chiamato la polizia, altri il 118 ma era già troppo tardi”. ("Il Resto del Carlino).

Comprensibili le esitazioni e timori dei presenti a intervenire: imprevedibile e potenzialmente ancor più pericolosa la reazione dell’aggressore, in preda al raptus. E tuttavia il non essersi uniti tutti insieme e magari chiamare rinforzi per prestare soccorso alla vittima di una inaudita ferocia, è stato un imperdonabile, ingiustificabile errore.

Viene, a un certo punto, da pensare male: non fosse stato un nigeriano? Un povero? Un emarginato sociale? Alika morto ammazzato deve continuare a parlare alle coscienze: che società abbiamo costruito? Dove stiamo facendo crescere e abitare i nostri figli?

È andato dritto al punto il direttore del settimanale “La Vita del popolo” di Treviso, mons. Lucio Bonomo: “Ci stiamo un po’ raffreddando verso tutto ciò che costituisce l’umano, smarrendo la consapevolezza che l’essere umano, ogni essere umano, viene prima di tutto e che è dovere di ogni istituzione, sociale e religiosa (scuola, famiglia, parrocchia, società sportive e culturali) educare e formare i più giovani a vivere e promuovere legami sani, positivi e solidali con tutti. Riteniamo che una delle cause, forse la principale, di tanta indifferenza e freddezza verso gli altri, stia nella persistente perdita del vero senso cristiano della vita, della fraternità e solidarietà tra gli uomini”. Fraternità e solidarietà che sono i riferimenti e i faro anche del pensiero laico. Tutti insieme, in nome di Alika, a sconfiggere egoismi e paure ad adoperarsi a fare il bene. Non basta indignarsi, finché non passa. C'è bisogno di ricordare perché la prossima volta non accada tale e quale.

Buona domenica

 


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Roberto Grigoletto

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