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23 novembre 2024

Treviso

BUONA DOMENICA E come disse Montanelli, andiamo a votare "turandoci il naso"

Per il nuovo Parlamento si ripresenteranno i soliti noti. Inutile la riduzione del numero dei parlamentari senza reintroduzione delle preferenze e limite massimo di due mandati elettorali.

| Roberto Grigoletto |

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| Roberto Grigoletto |

TREVISO - Sarà un Parlamento assai più snello, dimagrito. Effetto della sforbiciata referendaria del settembre 2020: le porte di Montecitorio e di Palazzo Madama si sono sono fatte più strette. I posti a sedere hanno subito un taglio del 36,5 per cento. Alla Camera si scenderà da 630 a 400, al Senato da 315 a 200.

Sulla quantità si è quindi operato. Ora ci si attende - almeno è quello che si spera - un segnale importante in termini di qualità. Compito che spetterà nelle prossime settimane, nei prossimi giorni ai partiti. Meglio - anzi, probabilmente peggio - alle segreterie regionali e nazionali. Perché se i posti sono stati ridotti, chi andrà a occuparli lo decideranno i leader dei partiti e i capi delle correnti. Effetto, in questo caso, della mancata reintroduzione delle preferenze. Per cui, sui candidati bisognerà anche stavolta farsela andar bene e votarli - come disse Montanelli - “turandosi il naso”.

Insomma, creare minor affollamento nelle aule del Parlamento, metterlo un po’ a dieta, anche sì. Ma non basta se a rientrare saranno i soliti noti. E proprio quelli saranno: deputati e senatori di professione, magari alla settima legislatura e una età in cui già da parecchio  tempo un comune mortale è solitamente già in pensione. Oppure i “Tarzan” che a Montecitorio e a Palazzo Madama si appendono ai partiti come fossero liane per saltare da uno schieramento all’altro, di legislatura in legislatura.

Il soggiorno in Parlamento a tempo indeterminato per i professionisti della politica è diventato piuttosto agevole da quando per essere eletto non occorre più andarsi a cercare i voti ma basta, piuttosto, ingraziarsi i capi. Quello che manca è un limite di mandato, a due legislature: poi si cambia, ciascuno torna al suo lavoro. Se ce l’ha, beninteso; altrimenti è la volta buona che se lo deve cercare. La politica è servizio a scadenza, non lavoro a tempo indeterminato.

La qualità però deve essere garantita: il turn over, magari da prevedere per legge, dovrebbe accompagnarsi ad altri criteri. Uno su tutti: il fondoschiena adagiato sugli scranni in Parlamento non siano più di quelli che su social o piattaforme ottengono più like. A Roma vada chi sa cosa deve andare a fare perché magari ha amministrato prima un territorio. Possiamo farceli bastare quelli che finora l’hanno presa (e anche piuttosto allegramente) come una gita?

Buona domenica

 


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Roberto Grigoletto

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