"Per la Destra la colpa di tutto è sempre degli altri"
Graziano Delrio, tra i più ascoltati esponenti del Pd, ha aperto ufficialmente la campagna elettorale intervenendo alla "Festa dell'Unità" di Cappella Maggiore.
CAPPELLA MAGGIORE - Straniti e disorientati nella crisi di mezza estate, scivolata ineluttabile verso le urne anticipate, molti “peones” - anche dei Cinque stelle e della Lega - fuori da Montecitorio gli vanno tuttora a chiedere lumi: “E adesso, che succede”?
Graziano Delrio, già capogruppo alla Camera, già ministro, già sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, già Sindaco di Reggio nell’Emilia, non cela il timore ma non rinuncia nemmeno a nutrire la speranza. A Cappella Maggiore, ieri sera, ha inaugurato la “Festa dell’Unitá” e di fatto la campagna elettorale. “Adesso che succede? Succede che abbiamo una grande occasione: quella di tenere l’Italia agganciata all’Europa, che è la nostra áncora di salvezza, la nostra protezione.
Sganciarsi, come Salvini e Meloni bramano, cosa vorrebbe dire?
Con una destra populista e anti europea, l’Italia, isolandosi, si scoprirebbe più fragile. La nostra vera sovranità sta nel rimanere ancorati ai popoli e alle democrazie europee.
Ma il vantaggio concreto del rimanere in Europa per un cittadino italiano, qual è?
Abbiamo ottenuto dall’Europa 200 miliardi, insieme all’ indennità di disoccupazione europea di cui ha potuto beneficiare chi a causa del Covid si è trovato senza lavoro. A tale scopo l’Unione europea ha creato un apposito fondo.
Il lavoro iniziato e portato a buon punto dal Governo dimissionario rischia di tornare in alto mare?
È fondamentale proseguire nel solco tracciato da Mario Draghi se intendiamo davvero proteggere le famiglie e le imprese italiane.
Questo lo si vedrà il 25 settembre, con il voto…
I pericoli però sono reali: quando governano i populisti (lo abbiamo visto nel 2018) il Paese diventa più fragile e le persone più povere
Se Draghi avesse continuato il proprio lavoro, che cosa di più ci avrebbe guadagnato il Paese?
Tanto per cominciare si sarebbe potuto realizzare la famosa agenda sociale già impostata dal premier Draghi con le parti sindacali.
Che avrebbe permesso che cosa di preciso?
Di mettere più soldi in tasca ai lavoratori dipendenti. Le tasse sul lavoro sono davvero troppe ed elevate in Italia. Nonostante gli sforzi del centro sinistra- da Prodi in poi - di abbassare il cuneo fiscale.
Invece con la fine dell’esperienza di Governo targata Draghi cosa è andato perso?
È stato compromesso il percorso del salario minimo: troppa gente lavora per due soldi e questa è una vergogna.
Altro?
Tutta la serie di provvedimenti di carattere sociale, dalla autosufficienza alle pensioni.
L’Italia con Mario Draghi aveva guadagnato grande prestigio sul piano internazionale; vedi il ruolo svolto nella guerra della Russia contro l’Ucraina.
La nostra collocazione è stata messa in discussione, questo è fuori di dubbio. Tutto il mondo guarda e si chiede: come è potuto accadere che le forze politiche italiane non siano state capaci di tenersi stretto uno come Mario Draghi?
Gli italiani, secondo lei, si sono dati una risposta?
Sicuramente hanno compreso che si è trattato di un calcolo miope da parte di chi (leggi i Cinque stelle) ha pregustato di poter giocare alla campagna elettorale con sei mesi di anticipo. Peccato ci si trovi ancora in una situazione tragica con la pandemia e la guerra e, all’orizzonte, una recessione i cui effetti ricadranno sulla pelle della gente.
Anche nella verdeggiante Marca, prima dello scioglimento delle Camere, sono letteralmente piovuti gli appelli del mondo imprenditori a sostegno dell’Esecutivo guidato da Mario Draghi…
È chiaro a tutto il mondo dell’impresa che non è con gli slogan o dando la colpa a un immigrato che si può risolvere il problema del lavoro, della semplificazione burocratica ma svolgendo un lavoro serio, ordinato. Cosa che l’attuale Lega non è in grado di garantire, visto che ha fatto cadere due Governi in pochissimi anni. Si tratta di scegliere tra chi può mantenere l’Italia sul binario giusto e chi rischia invece di farla deragliare.
Il Pd ha scelto di stringere una alleanza con “Azione” di Carlo Calenda.
Le forze liberal democratiche e socialdemocratiche devono sempre essere alleate per fare del nostro un Paese più giusto, tenendolo lontano da avventure populistiche e di estrema destra o di estrema sinistra. Quindi è molto importante, ed era anzi naturale, l’alleanza con Calenda perché è sui contenuti.
Non di solo Calenda però vive il Pd…
Ci sono anche altre alleanza con soggetti che hanno voluto condividere con noi il progetto di partito democratico aperto; penso agli ex di Articolo 1, a Pizzarotti, a Demos e ad altri ancora che hanno deciso di collegarsi a noi. Il Pd deve essere inclusivo e aperto. Andremo quindi con la forza del nostro programma ma anche arricchendoci delle diversità altrui.