Cambiano i clienti e il consumo alimentare: la ristorazione si rinnova.
Confcommercio chiama ad insegnare due esperti di marketing comunicazione e vendita. Riccardo Zanchetta (Fida): "La qualità non basta, servono soluzioni gastronomiche innovative".
TREVISO - Ripartire si deve. Soprattutto si vuole. Alimentaristi e pubblici esercenti da questa pandemia vogliono uscire diversi da prima, cambiati. E già si stanno formando. In questo marzo due gli appuntamenti - il 10 e il 24 alle 16 - organizzati da Food Academy, la cabina di regia di Fipe e Fida Confcommercio, tra i principali Gruppi aderenti della Confcommercio provinciale. Obiettivo: trovare idee e spunti per rivoluzionare il negozio o il locale, e comprendere nel pieno i segnali latenti che i consumatori lanciano.
A insegnare sono stati chiamati Roberta Parollo, consulente di marketing esperta in ristorazione e food, docente al Master del Sole 24 Ore e alla Fipe Business School, autrice del Manuale della ristorazione della collana “Le Bussole”; Alberto Fedel, consulente e formatore esperto di servizio, comunicazione, vendita e post vendita. Una sorta di master, aperto a tutti, non soltanto agli associati (è richiesta però l’iscrizione al corso: k.cisolla@unascom.it; a.tessariol@unascom.“
La nostra categoria è stata ed è tuttora molto penalizzata, abbiamo deciso di rimetterci in gioco e di partire dalle nuove dimensioni che ci ha lasciato la pandemia, dal delivery a tutte le declinazioni del “fast” oggi richieste dai nuovi consumatori, stanno cambiando gli ordini, il modo di fare i menu, le tipologie di consumo, la modalità di consegna, sta emergendo un nuovo concetto di lusso” - assicura Dania Sartorato, presidente Fipe - “Prima era quantitativo, oggi è lusso tutto ciò che è qualitativo, ecologico, veloce, rapido, sicuro, vicino, sottocasa. Stiamo dentro una transizione che è già la nuova normalità. Esploreremo questi concetti che sono già iniziati nel primo lockdown e che ora si stanno consolidando”.
E Riccardo Zanchetta, che guida la Fida (categoria che raggruppa tutto il commercio alimentare), rincara: “Siamo stati i più esposti, aperti per decreto e soggetti ad un surplus di lavoro. Ma abbiamo visto davanti ai nostri banconi, in diretta, la paura della gente, lo smarrimento, il cambiamento dei clienti, le nuove modalità di spesa e le richieste. Ci siamo adattati in poche ore ed abbiamo reagito. Il problema non è né l’ordine su whatsapp, né on line. Il problema è che oggi, nel post pandemia, sta cambiando nel profondo l’approccio al cibo e al consumo alimentare. La qualità da sola non basta, serve il servizio post vendita, soluzioni gastronomiche innovative che entrino nelle abitudine quotidiane delle famiglie, che in questi lunghi mesi di pandemia hanno avuto il tempo di scegliere e sperimentare.”