LAZIO - Il Tribunale Amministrativo Regionale (Tar) del Lazio ha deciso di sospendere il decreto del Ministero della Salute che inseriva il Cbd, o olio di cannabidiolo, tra le sostanze stupefacenti a rischio abuso. La decisione è arrivata a seguito del ricorso presentato dagli imprenditori del settore della canapa, che hanno accolto la notizia con soddisfazione. L’istanza cautelare, sostenuta dagli avvocati Dario De Blasi, Alberto Gava e Francesco per conto di Imprenditori Canapa Italia, è stata accolta dal giudice amministrativo, che ha ritenuto il decreto potenzialmente dannoso per l’intero comparto della canapa industriale. Secondo i legali, il provvedimento avrebbe potuto causare "gravi e irreparabili conseguenze" per gli operatori economici, inclusi rischi penali legati alla normativa sulle sostanze stupefacenti.

Nel corso del giudizio, è stato evidenziato, anche grazie a una relazione tecnica, che il Cbd non ha effetti psicoattivi né crea dipendenza psicofisica, elementi fondamentali per giustificarne l’esclusione dalle sostanze psicotrope. Il presidente di Imprenditori Canapa Italia, Raffaele Desiante, ha espresso soddisfazione per la decisione, sottolineando che è la seconda volta che viene bloccato un provvedimento simile, riaffermando così la necessità di tutelare il settore. Anche sul fronte politico si sono levate voci di richiesta di chiarimenti. Marco Grimaldi, vicepresidente di Alleanza Verdi e Sinistra, ha chiesto che il ministro della Salute, Orazio Schillaci, riferisca in Aula in merito alla vicenda, sostenendo che il decreto non fosse supportato da prove sufficienti sui rischi di dipendenza legati al Cbd.
 

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