Casse di espansione nelle Grave di Ciano: il Tribunale alle Acque rinvia la sentenza
Dopo la presentazione di un ulteriore dossier da parte dei Comuni la decisione è stata spostata al 6 dicembre
CROCETTA DEL MONTELLO – Niente di nuovo sulla spinosa vicenda del progetto che prevede la realizzazione di casse d’espansione nella Grave di Ciano. Una questione che vede contrapposti i Comuni rivieraschi e la Regione che promuove l’impattante intervento che andrebbe a snaturare un’area del fiume Piave ampia ben 3 chilometri. Infatti, il Tribunale alle Acque di Roma (a cui le Municipalità si sono appellate), la cui sentenza era fissata per il giorno 27 settembre, ha disposto un ulteriore rinvio. Il Comune di Crocetta del Montello, sostenuto da altri 8 comuni che condividono la sua azione, aveva presentato nei giorni scorsi dettagliate relazioni redatte da un comitato tecnico scientifico ed il Tribunale ha quindi rinviato la sua decisione al 6 dicembre.
Si tratta quindi di un temporeggiamento motivato dalla volontà di analizzare tutti gli elementi del caso. Sulla vicenda interviene Franco Nicoletti, Presidente del Comitato per la tutela delle Grave di Ciano, a fronte di alcune dichiarazioni dell’assessore regionale Bottacin, dopo le decisione del Tribunale. “Sconcertanti le dichiarazioni post rinvio dell’Ass. Bottacin, che rinnega progetti (o studi di fattibilità) cavalcati fino a poco tempo fa, in favore di altri studi che ancora non esistono. E’ noto che la contestazione dei sindaci parte dalla richiesta di finanziamento presentata nel 2017 accompagnata da uno “Studio di Fattibilità” che recepiva in pieno il progetto “devastante”, realizzato da una ditta di escavazioni, da cui ora l’assessore prende le distanze. Un progetto, quindi, esiste eccome, ed è alla base della richiesta di finanziamento e del bando di gara, caricato nel portale “Rendis” di Ispra e corredato da una corposa documentazione”.
Le considerazioni di Nicoletti proseguono: “Il resto sono solo dichiarazioni dell’assessore che non trovano al momento alcun fondamento documentale. Sarebbe interessante che l’assessore Bottacin, il quale dispensa sensazionali anticipazioni, ci spiegasse anche in che modo si pensa di trattenere 30/40 milioni di metri cubi di acqua senza fare escavazioni e muri in cemento armato, ma con dei semplici argini “in terra e sassi”, in balia di un eventuale picco di piena della portata di 4.500-5.000 mc/s. L’unico dato positivo è che la Regione, forse, ha finalmente preso atto che escavazioni e opere faraoniche, realizzate in un’area così vasta e delicata, sono disastrose e anacronistiche e vanno in senso opposto a tutte le normative europee che mirano alla difesa idrogeologica e alla contestuale conservazione dello stato di salute e della biodiversità degli ecosistemi fluviali”.
Quindi il presidente del Comitato per la tutela delle Grave di Ciano conclude: “Quanto mai di basso spessore politico appare poi, il tentativo di screditare il Sindaco del Comune di Crocetta e spostare l’attenzione dall’intento della Regione Veneto di devastare un territorio protetto dalle massime Direttive Ambientali. Un affondo che, visto il contesto e la tempistica, appare davvero strumentale. Tutto ciò ci sprona a continuare nella nostra attività di attenta vigilanza e di puntuale informazione per garantire la massima trasparenza e l’osservanza di precise Direttive Europee”.
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