CAVA MORGANELLA, UN’INTERRGAZIONE DELL’IDV PER FERMARLA
L’ha presentata il consigliere regionale Gennaro Marotta. L'IdV e Paeseambiente temono per i forti rischi ambientali se autorizzassero la cava più profonda d’Italia
| Laura Tuveri |
PONZANO VENETO - “La Regione blocchi subito la cava Morganella (nella foto)". Lo ha chiesto con un’interrogazione il consigliere regionale dell’Italia dei Valori, Gennaro Marotta, che anche coordinatore del partito di Di Pietro in Veneto.
La scorsa settimana è stato invitato a Treviso a esporre alla stampa il provvedimento su invito di Andrea Zanoni consigliere comunale di Paese di Italia dei Valori, nonché presidente di Paeseambiente che da tempo si sta battendo strenuamente assieme a cittadini e agli attivisti del suo sodalizio per fermare l’ennesimo scempio ambientale che coinvolge la zona.
Da sinistra a destra: Andrea Zanoni, Gennaro Marotta e Gianluca Maschera, coordinatore provinciale dell'Italia dei Valori
“Scavare all’interno delle falde acquifere e pretendere di approfondire questi scavi sino a 65 metri di profondità è pura follia. Con un tale progetto c’è il rischio concreto che le due discariche confinanti crollino all’interno della falda contaminandola e con essa l’acqua potabile dei pozzi del comune di Treviso che si trovano poche centinaia di metri a sud della cava” ha detto Zanoni che si augura che l’intervento di Marotta possa bloccare definitivamente l’iter e scongiurare il reale pericolo che le falde acquifere vengano irrimediabilmente inquinate.
Attualmente della questione della cava di ghiaia più profonda d’Europa, che sorge fra Paese e Ponzano, se ne sta occupando la commissione regionale Via che sta valutando il progetto presentato dalla triade di cavatori, Biasuzzi, Calcestruzzi e Superbeton. Questi cavatori hanno chiesto il prolungamento dell’attività per altri 20 anni, l’estrazione di ben 8.800.000 metri cubi di ghiaia e l’approfondimento dell’estrazione dagli attuali 40 metri di profondità a ben 65 metri, quota mai raggiunta in altri siti in Italia.
“Si tratta di un’ulteriore sfruttamento del territorio, con evidenti rischi per la risorsa acqua e ripercussioni negative per i cittadini che comprende l’inquinamento da polveri, rumori, aumento del traffico pesante, svalutazione degli immobili” ha detto Marotta che nella sua interrogazione mette anche in luce il ruolo del Comune di Treviso che non è mai stato coinvolto nella procedura Via, nonostante disti solo 600 metri dalla cava e sia interessato direttamente dal traffico pesante e dalle ripercussioni sulla falda acquifera.
Il consigliere regionale dell’IdV ricorda anche che a Treviso ci sono centinaia di pozzi d’acqua ad uso potabile. Fa notare, inoltre, che il sito confina con due discariche. Una per rifiuti inerti della Biasuzzi a est, attualmente dismessa, e l’altra di rifiuti solidi urbani Marini ad ovest, oggi esaurita, ma dove sono state verificate anomalie nelle acque di falda.
L’Italia dei Valori con l’interrogazione di Marotta chiede alla Regione di consentire anche al Comune di Treviso di entrare a pieno titolo nella procedura Via; di far acquisire alle ditte richiedenti una specifica polizza assicurativa, a copertura dei rischio di disastro ambientale, ma anche di effettuare un’indagine per capire quali potrebbero essere i rischi di inquinamento delle falde acquifere e dei terreni, visto la profondità richiesta dai cavatori e la vicinanza del sito alle due discariche.
Naturalmente si chiede, soprattutto, di vietare di far scavare oltre la profondità attuale e quindi di non acconsentire alle richieste dei cavatori, anche perché oltre a tutti i reali rischi paventati, si prospettano ingenti danni alla strada regionale, alle abitazioni limitrofe, e pericolosi movimenti dei rifiuti delle due discariche confinanti che si ribadisce potrebbero entrare in contatto con la falda acquifera. L’interrogazione chiede, inoltre, di sospendere i lavori di coltivazione sottofalda e far ricomporre il sito e di vietare in tutta la regione qualsiasi attività di cava sottofalda.