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29 marzo 2024

Treviso

"Chiuderanno 70 scuole in provincia di Treviso"

Severa analisi del PRC provinciale sul ridimensionamento della scuola, nei prossimi anni, stabilito dalla Finanziaria

| Ingrid Feltrin Jefwa |

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| Ingrid Feltrin Jefwa |

scuola

TREVISO - "I trevigiani, tra i quali molti più della metà hanno votato FdI, scoprono ora che la manovra finanziaria del governo Meloni prevede la soppressione, nel giro di due o tre anni, di molte scuole che frequentano o frequenteranno i loro figli": così la Segreteria di Rifondazione comunista PRC-Treviso sulla Finanziaria dopo che da una prima analisi è parso evidente che nei prossimi anni ci sarà un ridimensionamento degli istituti nella Marca, non a fini didattici ma chiaramente per convenienza economica. L'analisi del PRC Treviso continua: "Certo, sarà da esaminare caso per caso, certo, non è detto che le scuole chiuderanno proprio fisicamente le loro sedi, non subito almeno. Ma l'indicazione è chiara, l' obiettivo è di mantenere l'attuale numero di alunni per classe (le famigerate classi pollaio) e ridurre le spese di gestione e quindi, appena possibile, chiudere sedi poco frequentate, sedi poco attrattive e via dicendo. Il tutto mentre aumentano costantemente i finanziamenti alle scuole private e/o paritarie, si stanziano 4 miliardi per la digitalizzazione, si tagliano i contributi per il funzionamento generale degli istituti, non si assume nuovo personale di segreteria e vengono aumentate le mansioni assegnate agli uffici".

Secondo la segreteria provinciale a pagare lo scoto del ridimensionamento saranno le primarie dei piccoli centri: "Se le scuole dell'infanzia probabilmente si salveranno perché in gran parte private e se gli istituti superiori già hanno dimensioni impensabili fino a qualche anno fa, a farne le spese saranno/ a pagare il prezzo più alto saranno soprattutto le scuole elementari (pardon, primarie) delle piccole frazioni; scuole dove spesso c'è una sola sezione con un numero di bambini per classe inferiore a 28 alunni. Eppure la funzione sociale di una scuola di paese è fondamentale, crea coesione innanzitutto, e inoltre non costringe i bambini a trasferte faticose e costose per le famiglie, che oltre alle altre difficoltà si troveranno a contrattare con le amministrazioni comunali servizi come il trasporto, che andranno inevitabilmente a gravare su bilanci già provati. Ma più importante di questo sembra l'imperativo di fare cassa con la denatalità, approfittando del calo demografico per mantenere le classi pollaio e risparmiare su spese e personale.

Ma attenzione, la possibilità che non chiudano le sedi non significa affatto che non ci saranno problemi. L'accorpamento degli istituti fino ad arrivare ad un minimo di 1000 studenti significa in primo luogo che una sola dirigenza si dovrà occupare, appunto, almeno di 1000 bambini e ragazzi, decine di classi diverse e di insegnanti, problematiche individuali infinite e gestione pratico-logistica delle diverse sedi che avranno le dimensioni di una grande azienda. Ma significa anche un carico di lavoro enorme per presidi (pardon, dirigenti scolastici) già avviati da tempo ad un lavoro manageriale. Significa carichi di lavoro sempre maggiori sulle spalle delle segreterie e rischio di un loro collasso. Significa per le famiglie dover raggiungere il centro dell'istituto didattico per qualsiasi rapporto o comunicazione urgente. E quindi, a fronte di tutto ciò, se pure si salva la scuola nel senso di sede scolastica, la famosa coesione comincia a perdere consistenza velocemente e la gestione della vita scolastica dei figli avrà per le famiglie una connotazione sempre più impersonale e difficile".

Severo il giudizio politico: "Un po' alla volta, ma non troppo lentamente, la vera natura di questo governo e della manovra finanziaria che sta preparando emerge, ma naturalmente i problemi sembrano reali solo quando ci toccano direttamente. Così parte l'allarme per il previsto taglio delle scuole, perché un conto è "migliaia di istituti scolastici spariranno in Italia nei prossimi anni", un altro "chiuderanno 70 scuole in provincia di Treviso". È ora di finire di pensare che tanto succederà a qualcun altro. In un territorio di urbanizzazione diffusa, di piccoli centri, i tagli alla spesa sociale sono molto più pesanti perché mirano proprio ad eliminare quelle piccole strutture che non solo fanno la ricchezza del territorio stesso, ma ne permettono proprio la vita. A proposito, nessuno risponde mai alla domanda "ma perché, se si devono tagliare le spese, le prime spese e spesso le uniche ad essere tagliate sono sempre quelle sociali?" Certo non saranno questo governo e questa maggioranza a rispondere, ma neanche chi c'era prima ha mai dato una spiegazione".
 

 


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