Chiusura uffici postali della Marca: Provincia chiamata a mediare
TREVISO-Parola chiave: razionalizzare. Una operazione che, in tempo di crisi risulta certamente opportuna a chi amministra, e non a torto considerando il dispendio di risorse non di rado di entità tali da necessitare interventi poco graditi dalla comunità ma necessari. Accade a volte, tuttavia, che per far quadrare un bilancio, e ultimamente bisogna essere particolarmente ferrati per riuscirvi, si finisca con il far calare la scure sui servizi al cittadino. Che a meno risorse corrisponda la necessità maggiore di mettere ordine ai conti è cosa ovvia ed è altrettanto chiaro che il benessere di ciascuno risenta negativamente di queste dinamiche. Meno evidente e scontata è la definizione di cosa sia essenziale e, per così dire, intoccabile. Perché si può tagliare l’eccesso, si può eliminare il privilegio, ma il necessario è sempre bene tutelarlo. Inutile tergiversare con le elucubrazioni: quei quindici uffici postali della Marca, a rischio chiusura entro fine 2015 devono restare lì dove sono, a coprire il territorio. Nessuno mette in discussione le scelte che un’azienda (partecipata dallo stato) liberamente e legittimamente compie, ma guai a classificare come spreco un servizio alla comunità che non possiamo quantificare solo in euro. Spreco è concentrare molti dipendenti in un ufficio di periferia, non tenere aperto un presidio per le esigenze basilari nelle frazioni, in territori dove chiuderlo significhi condannare la nonna a percorrere chilometri per ritirare la sua pensione. Se si entra nella dinamica del tagliare ciò che non rende, senza considerare tutti gli altri aspetti che pure risultano importanti in un servizio, non a caso, pubblico, generiamo quel cavallo di Troia che legittima la disgregazione di un welfare state che di tutto necessita meno che del colpo di grazia definitivo, perché allora, semplificando perché entrano in gioco mille variabili normative, se i conti non tornano oggi chiudo quindici uffici postali utili, se non tornano domani chiudo un asilo o una linea ferroviaria e così via. Quante insidie e quante sfaccettature si celano dietro questo ambiguo termine: razionalizzare. Occorre vigilare. Gli amministratori locali sono in allerta. In settimana il centrista Floriano Zambon, sindaco di Conegliano ha promosso l’incontro con i politici nazionali. Sono intervenuti onorevoli di spicco come i PD Floriana Casellato e Laura Puppato , Franco Conte (Area Popolare), Patrizia Bisinella (LN).
Anche il capogruppo di Marca Civica in Consiglio Provinciale, Marco Zabotti, si unisce al coro degli amministratori che puntano a sensibilizzare le giunte perché operino un’attività di mediazione fra l’azienda e le necessità del territorio.
“Siamo solidali con la campagna di mobilitazione in atto e sosteniamo tutte le iniziative intraprese contro l’annunciata chiusura di diversi uffici postali nella Marca, che alla fine risulta essere la più penalizzata in Veneto dai tagli previsti da Poste Italiane. La Provincia di Treviso deve schierarsi ufficialmente al fianco dei sindaci, dei parlamentari, dei sindacati e di tutti i soggetti oggi impegnati per la salvaguardia di presidi essenziali sul territorio in termini di servizi agli utenti e di socialità”, dice Zabotti, motivando così la sottoscrizione di un ordine del giorno, condiviso con il collega Amendola (SEL) e che andrà in votazione nel Consiglio Provinciale del prossimo 11 marzo.
“Le razionalizzazioni e i nuovi corsi aziendali non possono far venir meno la “mission” principale delle Poste, legata ai servizi tradizionali della corrispondenza e dei pagamenti di persone, famiglie e aziende, soprattutto nei centri abitati di frazioni comunali dove gli uffici postali rappresentano ancora un fattore insostituibile di socialità e di immediato accesso alle pratiche, specie per gli anziani, evitando le difficoltà logistiche delle code nei centri maggiori e delle sedi lontane più difficili da raggiungere”.
Anche la Provincia di Treviso, insomma, potrebbe schierarsi entro pochi giorni. Resta un dato interessante: finora l’impegno su questo fronte è stato comune a tutte le formazioni politiche, segno che non si tratta del solito interesse di parte, ma di un’azione congiunta per il bene comune. A volte conviene vegliare perché non lo si sacrifichi sull’altare del dio bilancio anche quando si può evitarlo con proposte concrete che tengano in conto delle necessità di ciascuna parte in causa, a maggior ragione quando, come in questo caso, vi è una certa disponibilità dichiarata al confronto. Ne va dello stile con cui scegliamo di affrontare questa crisi.