COLOMBEROTTO E ROTO-CART A BARCON: ECCO I NUMERI DEL PIANO
Investimento da 330 milioni e 608 posti di lavoro
| Mauro Favaro |
VEDELAGO – Strutture per oltre 86 ettari dove far lavorare 608 persone, senza contare le 100 dell'indotto e i 500 operai edili impegnati in almeno 3 anni di cantieri. La moneta di scambio, essenzialmente, coincide con la costruzione di un nuovo casello sulla futura superstrada Pedemontana veneta. Sono queste, in sintesi, le cifre del progetto presentato dalle ditte Colomberotto e Roto-Cart per la realizzazione di un insediamento agro-industriale da 865 mila metri quadrati a Barcon di Vedelago.
Nei documenti su cui sta ragionando palazzo Balbi, chiamato a concedere o a negare l'interesse regionale sulla proposta, così come in quelli in mano alla super-commissione nata in Provincia, c'è ancora tutto come previsto all'inizio: dal più grande macello d'Europa, capace di lavorare 232 tonnellate di carne al giorno, targato Colomberotto (oltre 385 mila metri quadrati) alla cartiera studiata dalla Roto-Cart (370 mila metri quadrati), sino alla tanto discussa area commerciale (quasi 109 mila metri quadrati, di cui 5 mila per vendita alimentare e 10 mila per quella non alimentare).
Il tutto per un investimento di 330 milioni. “L'accordo determina un investimento immediato di 330 milioni – confermano le aziende – e un reddito permanente da lavoro dipendente di 22 milioni di euro all'anno”. Il progetto, infatti, è talmente mastodontico che solamente per la sua realizzazione, stando alle stime delle ditte proponenti, richiederebbe 3 anni di cantieri e l'impiego di 500 lavoratori. Più altri 200 legati all'indotto delle costruzioni. Numeri che si tradurrebbero in un reddito complessivo (sulla base di 32 mila euro annui a testa) che supera i 67 milioni di euro. Una volta costruiti, invece, il macello, la cartiera e il centro commerciale garantirebbero l'assunzione di 608 persone. A cui se ne aggiungerebbero altre 100 impegnate nell'indotto. Per la produzione di un reddito totale annuo (restando sui 32 mila euro ciascuno) appunto oltre i 22,5 milioni di euro.
Le somme danno cifre che in questo momento di crisi sono da capogiro: 700 posti di lavoro per 3 anni di cantieri e oltre 700 una volta a regime le strutture. E poi c'è il beneficio pubblico vero e proprio. “L'introduzione di nuovi parametri di trasformabilità dell'area, che dalla destinazione agricola attuale assume destinazione prevalentemente produttiva, determina un incremento del valore immobiliare pari a oltre 37 milioni – si legge nel progetto – a fronte dei quali le opere erogate dai proponenti quali beneficio pubblico risultano superiori alla usuale quota perequativa del 40 per cento”.
Cioè? Cioè arrivano a 18,7 milioni di euro. Quelli che Muraro non ha mai nascosto di apprezzare. La maggior parte di questi, dieci milioni tondi tondi, servirebbero per la realizzazione del famoso casello autostradale sulla futura superstrada Pedemontana veneta, a servizio proprio delle due aziende. E il resto salterebbe fuori attraverso “possibili economie sulla progettazione ed esecuzione delle opere”, dalla cessione di alcune aree e, infine, dal pagamento degli oneri.