22 novembre 2024
Categoria: Notizie e politica - Tags: web, social networ, cosa, siamo, diventati, Giovani, nichilismo, politica, resistenza, antifascismo, diritti, bufale, Governo, buona, scuola
Paolo Pandin | commenti |
Se fino a dieci anni fa il web era la novità, oggi non lo è più. Affermare ciò è ovvio e banale. Ma dire che il web non è più la novità vuol dire anche che la rete è un elemento che caratterizza fortemente le nostre abitudini e la vita di tutti i giorni.
Quindi studiando come si evolve il web possiamo ormai capire come stiamo cambiando noi. Ma l’ osservazione della rete, sia chiaro, è certamente diversa da quello di qualsiasi altro media ed è anche un pò più complessa. Se la televisione (soprattutto quella commerciale) da quando è nata, ha sempre soddisfatto dei bisogni che il pubblico già aveva, sicuramente influenzandolo, ma non nella richiesta primaria del prodotto da vedere, quanto nel modo in cui questo prodotto veniva poi elaborato, internet non segue lo stesso meccanismo. Tanto per fare un esempio: se il pubblico ha bisogno di divertirsi, tu puoi fare delle trasmissioni come “Drive In” o “Mai Dire”, che furono delle grandiose fucine di talenti comici, oppure un programma come “Colpo Grosso” di cui si ricordano solo le “ragazze Cin Cin”.
Mentre il web si comporta diversamente, è un contenitore enorme dove l’utente può scegliere cosa vedere e può anche caricare contenuto, ma dove anche i contenuti che lui richiede rimangono in memoria e gli vengono riproposti ininterrottamente. E’ anche un luogo dove ogni singolo utente diventa creatore di contenuti. Persino un nostro semplice commento sarà un nuovo contenuto che qualcuno vedrà, qualcun’ altro sfrutterà mediaticamente o economicamente.
Ovviamente adesso i vari media si mescolano ed influenzano tra di loro ma ognuno mantiene dei propri linguaggi di base.
Essendo internet uno strumento così complesso, a cui tutti noi abbiamo accesso e che la maggior parte di noi utilizza, è forse lo strumento migliore per capire cosa siamo diventati.
Il web è caratterizzato da diversi elementi come la velocità (velocità di connessione, di navigazione, di aggiornamento, ecc), il multitasking (fare più cose contemporaneamente), la memoria (cronologia), l’ apparente semplicità (semplicità di navigazione, di scelta, di ricerca ecc), da cui nasce un linguaggio diretto (click del mouse ad esempio) e molte altre caratteristiche che non elencherò non volendo qui fare una lezione di comunicazione.
Tutti questi elementi oggi fanno parte del nostro stile di vita e della nostra personalità.
Le informazioni sono sempre più veloci, il nostro stile di vita è sempre più veloce tra email, chiamate, whatsapp. L’ apparente semplicità del web ci porta a credere che la nostra società e la nostra vita debba essere semplificata perché ciò che è semplice funziona, traducendo erroneamente i concetti di ‘semplice’ e ‘complicato’. Dandoci la percezione che in realtà tutto potrebbe essere facile e a portata di mano, dai nostri sogni a un lavoro commissionato da un cliente. Leggiamo sempre di meno, spesso con gli articoli dei quotidiani ci soffermiamo al titolo e condividiamo la notizia, il nostro linguaggio si è impoverito, i nostri pensieri si racchiudono in un messaggio di poche parole o in un tweet di centoquaranta caratteri e gli insulti nella vita di tutti i giorni sono quasi un abitudine. Facciamo sempre più cose contemporaneamente, leggiamo, studiamo, lavoriamo, ascoltiamo musica e mandiamo messaggi contemporaneamente. Insomma, è impossibile dire che le caratteristiche del web ormai non facciamo parte anche del nostro carattere e del nostro stile di vita. Questo è ovvio anche per un altro motivo; noi creiamo il web. Siamo noi gli autori di contenuti del web: commenti, like, articoli, video, canzoni, musiche. Il web non è virtuale ma è la realtà di tutti i giorni.
Quindi, mi chiederete voi, cosa siamo diventati? Come ci aiuta internet a rispondere alla domanda?
Ci aiuta perché la maggioranza delle persone non sa o ignora che cosa sia internet e il suo funzionamento.
Il web non è più paragonabile (e forse non lo è mai stato paragonabile) ad una piazza dove ognuno dice ciò che vuole, è qualcosa di più complesso. Utilizziamo internet attraverso un browser di un’ azienda privata che ha le sue regole, entriamo all’ interno di social network di aziende private con ulteriori regole, navighiamo in siti e in caselle email che hanno ancora nuove regole e funzionamenti.
Quindi la rete non è semplice, è qualcosa di estremamente complesso e diversificato.
Ma iniziamo a vedere un po’ di esempi concreti.
Utilizzando Facebook, avete mai notato che molte pagine a cui avete messo “Mi Piace” o molti amici con cui avete stretto amicizia, spesso non compaiono nelle vostre bacheche? Questo è dovuto al fatto che Facebook seleziona le notizie per voi, mostrandovi solo gli utenti con cui più interagite. Quindi il social network si può definire uno spazio (quasi) libero, ma è una libertà che si chiude su noi stessi, perché vedremo sempre e solo ciò che piace e ciò con cui andiamo d’ accordo.
Le informazioni viaggiano alla velocità della luce, tant’è che spesso i flash dei quotidiani sono errati, ma si divulgano in rete ancor prima di essere corretti. Le bufale così online hanno vita facile, ed è lungo l’ elenco di tutte le notizie false che ogni giorno viaggiano in rete. Tanto per fare alcuni esempi: “Zingari, Furto fino a 200€ non è più reato”, “Un clandestino che arriva in Italia riceve 976 euro dallo Stato Italiano”, “La veridicità del metodo Stamina”, “Le foto: Isis minaccia l’ Italia”, I Rom e la falsa auto della polizia, “La tassa su chi non lavora”,” Le scie chimiche”, o tutte le bufale riguardanti il fascismo: l’ invenzione del sistema pensionistico (nascita: 1898), la nascita dell’ indennità da malattia (nascita: 1947), l’ invenzione della Cassa Integrazione (1947), il progetto stradale pensato dal Duce (ideato da Giolitti), il voto alle donne durante la dittatura (“dittatura”), ecc.
La velocità e l’ apparente semplicità del web ci ha fatto dimenticare una cosa che i professori e le professoresse a scuola ci ripetevano quotidianamente: “controllate sempre le fonti”.
La lettura di libri è in caduta libera, sempre meno giovani leggono e il numero di giovanissimi che abbandonano gli studi appena finita la scuola dell’ obbligo, continua ad aumentare. Non a caso da molti anni si parla di “analfabetismo di ritorno”.
Quando lavoriamo o studiamo facciamo più cose nello stesso momento: ascoltiamo musica, leggiamo, inviamo email, mandiamo messaggi. Quello che non sappiamo però è che il nostro cervello non è nato per il multitasking, non riesce a fare più cose nello stesso momento, non tiene il passo del nostro computer e di internet. Il multitasking ci logora.
Ultimo aspetto che voglio affrontare è la memoria. E’ vero che le nuove tecnologie “hanno memoria” ma è un concetto di memoria completamente diverso da quello che è il senso comune. Quando parliamo di memoria, la nostra mente si rifà ai nostri ricordi o alla memoria storica. La memoria di internet invece, è la cronologia, le nostre ricerche, le nostre attività, quello che abbiamo fatto, che poi ci restituisce sotto forma di promozioni, indicazioni di pagine e siti web che ci potrebbero interessare. Concettualmente non ha nulla a che fare con la “memoria storica”. Non a caso i revisionisti, i negazionisti, i complottisti e tutti coloro che vogliono riscrivere la storia senza basarsi sui fatti, hanno avuto terreno fertile online. Mentre da un lato la memoria tecnologia si espande, quella storia scompare, lasciando il posto a nostalgie fasciste, bufale contemporanee e complottismi inesistenti.
Questi e molti altri sono i motivi per cui internet è un ottimo strumento per osservare come stiamo cambiando. Sia chiaro, non è la causa del cambiamento, ma è un termometro. Come già scritto, influenziamo e ci facciamo influenzare da questo strumento. Il web siamo noi.
Ed ecco allora che il 25 aprile non è più una festa di tutti, ma diventa una festa da dimenticare e cancellare, perché la resistenza ha portato alla crisi economica che viviamo adesso, dimenticando settant’anni di benessere economico e libertà democratiche, semplificando la complessità della storia di una Nazione.
Ed ecco che il Primo Maggio i centri commerciali rimangono aperti, sfruttando lavoratori senza più diritti, e le proteste online contro l’ apertura dei grandi magazzini nei giorni festivi, si spengono durante i weekend nei Centri Commerciali affollati di gente che entra ed esce senza neppure comprare qualcosa, dimenticandosi che ci sono persone che stanno lavorando rinunciando alla propria vita per portare a casa pochi spiccioli per continuare a campare, venendo spesso calpestati da datori di lavoro che applaudono alle riforme del lavoro che cancellano puntualmente i diritti fondamentali dei lavoratori conquistati con grande fatica dai nostri nonni (e non dai nostri genitori), che noi neppure conosciamo anche se proprio attraverso il web potremmo leggere e conoscere.
I Rom, gli immigrati, i clandestini, i profughi, diventano tutti la stessa cosa, buttati nello stesso calderone, diventano i colpevoli della crisi economica, come se l’ Ndrangheta, una delle più potenti mafie al mondo, non fosse italiana, come i nostri partiti politici non fossero spesso corrotti e non avessero rubato vagonate di soldi pubblici, come se non fossero gli italiani i principali ladri di se stessi.
Una riforma della scuola disastrosa si chiama “Buona Scuola”, come se finora l’ istruzione pubblica non fosse stata una cosa buona, quando in realtà ci sono migliaia di realtà positive che preparano alcune delle menti migliori a livello internazionale. La scuola italiana è un orologio che segna l’ ora sbagliata e lo si vuole sistemare a martellate.
Ed ecco che la vita è finalizzata alla produzione di beni di consumo e alla crescita economico finanziaria, dimenticandoci che una società che vuole crescere economicamente deve avere una popolazione felice. Questo lo dicono ricerche di grandi istituti di analisi e non qualcuno di quei filosofi o intellettuali che nel mondo contemporaneo vengono tanto disprezzati e considerati inutili.
La società è narcisista, perché attraverso il social network vedo solo ciò che mi piace, ciò che voglio vedere, diventando così anche degli individualisti scontrosi, conosciamo genericamente i problemi della nostra società senza approfondirli, senza capire che la semplicità è la gestione della complessità perché la complessità è un elemento inseparabile dalla nostra vita.
Ai bambini viene ucciso il desiderio, i loro momenti di svago diventano i pomeriggi nei centri commerciali, le serate davanti la televisione e le cene in compagnia del tablet. I genitori inconsciamente gli chiudono al mondo, regalandogli tutto ciò che desiderano, assassinando i loro sogni e dandogli prematuramente in mano uno smartphone per poi scandalizzarsi quando a dieci anni parlano di “scopare” e a undici si fanno la prima canna.
Tutto questo e molto altro è politica, economia, cultura, vivere quotidiano. In questo caos, ha gioco facile chi vuol dare soluzioni immediate e semplificatorie. Da questo caos stanno crescendo giovani sempre più apatici, che non conoscono la loro storia, che non sanno da dove vengono (e non vogliono neppure saperlo), senza più curiosità, a cui è stato dato e rubato tutto e che non hanno più niente da dare.
Cosa siamo diventati?
Siamo una piccola massa complessa, che non ha più voglia di migliorare se stessa.
Paolo Pandin
Videomaker e altre cose che cerco di fare che mi vengono più o meno bene.
www.paolopandin.com
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