Cosa succederà in Italia dal 1° settembre per chi lavora da casa?
In Olanda, intanto, si lavora ad una legge che garantisca il diritto allo smart working
LAVORO - L’incognita sul futuro dei lavoratori che svolgono la loro professione da casa grazie allo smart working è tornata in auge dopo la notizia che la camera bassa olandese ha approvato una nuova norma che garantisce il lavoro da remoto come diritto. Nei Paesi Bassi ora si attenda l’avvallo del senato affinché la legge sia definitiva ma pare che non ci siano motivi d’incertezza sul buon esito dell’iniziativa giuridica.
L’Olanda quindi si avvia ad essere tra i primi paesi al mondo a dare dignità formale a questa modalità lavorativa che viceversa da noi in Italia ha carattere temporaneo ed è legata allo stato di emergenza sanitaria, introdotto con la pandemia Covid. La scadenza per questa opportunità nel nostro paese è a fine estate, perciò dal 1° settembre decadrà questa opportunità anche se le sigle sindacali stanno lavorando ad una proposta di proroga, in particolare per le categorie deboli, a maggior rischio di contagio. Ma ad ora il termine eventuale non sembra superare il 31 dicembre 2022.
Non ci sono quindi spiragli normativi per una conversione definitiva allo smart working in Italia: nessuna proposta di legge che di fatto preveda anche questa opzione nonostante le palesi difficoltà dei lavoratori che in molti casi, senza questa opportunità, rischiano di dover rinunciare al lavoro. L’auspicio è che a questo punto, una volta che l’Olanda avrà l’avvallo del senato, e la legge sarà definitivamente approvata, la cosa arrivi al parlamento europeo come ipotesi propositiva, aprendo la strada di una soluzione normativa anche negli altri stati membri. Naturalmente in attesa di una regolamentazione nulla toglie che siano i datori di lavoro a prendere l’iniziativa, attraverso delle intese individuali con i lavoratori, per consentire il lavoro da remoto in futuro.