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16 aprile 2024

Italia

Da guru della pubblicità a padre della Type Art: in mostra il percorso artistico di Lorenzo Marini

Le lettere e gli alfabeti di Lorenzo Marini alla Fondazione Bevilacqua La Masa di San Marco

| Lieta Zanatta |

| Lieta Zanatta |

Lorenzo Marini immerso nella suo AlphaCube

VENEZIA - “Vuol sapere la verità, perché mi sono messo a fare le lettere? Un collezionista mi dice: mi piacciono molto le sue opere, ma è troppo concettuale. Mi chiamo Arrigoni, mi farebbe una A? “ Sembra una boutade, fatta per semplificare o per sorprendere l'interlocutore. Ma non è così. Perché Lorenzo Marini è partito da una lettera per crearne infinite declinazioni che lo hanno portato a concepire addirittura un manifesto, il Movimento per la Liberazione delle Lettere, fino a dare origine a innumerevoli inediti alfabeti.

Tanto da dedicarne uno a Venezia, la città che lo riaccoglie in seno dopo 40 anni, con la mostra “Lorenzo Marini, dal silenzio alla parola”, curata da Sabino Maria Frassà, negli spazi della Fondazione Bevilacqua La Masa a San Marco a Venezia, visibile fino al 30 agosto. In esposizione sono una trentina opere che danno l'idea del suo excursus artistico. Al piano terra è visibile il suo primo periodo, tele dove il bianco prevale su tutto. Al piano superiore sono invece rappresentate le grandi lettere e gli alfabeti con i loro colori.

“Dal silenzio alla parola” vuol dire dal bianco al colore, dal concetto alle lettere, ma vuol dire anche raccontare la storia di Venezia – spiega Marini - perché nessuna città ha dato un significato così autentico alla parola, pronunciata vis à vis da una finestra all'altra di strette calli, un saluto obbligato al vicino: la “ciacola” è nata qui”. Il silenzio di Marini ha in origine tutte le tonalità del bianco. Il suo è un “esercizio di forza del bianco”. Un colore dove immerge anche il suo quotidiano, dall'abbigliamento al cibo. Un ricercare la purezza, togliere il superfluo, un modo di ragionare su un campo sgombro da orpelli, dove stendere e sviluppare le idee.

L'artista che ha inventato la corrente artistica della Type Art è una rivelazione recente nel panorama artistico mondiale, ma tutt'altro che sconosciuto nell'ambito della pubblicità e comunicazione internazionale, dove lavora dal 1980. Suo è lo slogan “Silenzio. Parla Agnesi” della famosa pubblicità, che ha colpito così tanto l'immaginario degli italiani da entrare persino nel linguaggio corrente. E il silenzio è da sempre la sua cifra, che serve a rigenerare la sua vena creativa, dove realizza in solitudine, celato da tutti, le sue opere. Per uscire allo scoperto nel 2015. “Prima non avevo bisogno di farle conoscere ma a un certo punto mi sono detto: perché non condivido?”

E così sono le prime mostre e l'incontro con il committente della lettera A dove, dice, inizia a divertirsi e nel contempo a riflettere sul ruolo, umile, della figura di vocali e di consonanti. “In Occidente, in Europa, nelle Americhe, le lettere servono a leggere e a scrivere. Non hanno una collocazione nobile nell'Arte, dove sono invece i paesaggi, i ritratti, le marine. Ho pensato: uno che si appende una lettera a casa sua è coraggioso, rompe gli schemi”. Nascono così le lettere e gli alfabeti.

Tre anni fa, ad una mostra al Museo della Permanente passa un gallerista di New York che si incuriosisce. “Non ho mai visto un pittore che faccia lettere” esclama, e lo invita a fare una esposizione nella grande Mela. Però osserva che nella pittura c'è troppo bianco. Ecco il motivo per cui Marini si apre al colore. Disegna enormi lettere, solitarie nella tela, nello stile Futurista e Pop. “Non c'è nulla da leggervi! - esclama accennando una spalluccia - Per fortuna non ho niente da dire, devo solo celebrare la bellezza di queste lettere”.

Ma c'è una fase successiva che si sviluppa via via che questo “gioco” con le lettere gli prende la mano. Mette insieme il figurativo con il fotografico. Prende i disegni che faceva da ragazzo all'Artistico – fumetti – e li accosta alle calligrafie. “Un innesto linguistico, che in realtà usiamo tutti i giorni quando al telefonino aggiungiamo un'emoticon a una frase per dargli un senso, dove il linguaggio visivo è la parte denotativa”.

Marini mostra una tela dove sono in sequenza diverse immagini: un occhio, una mano, una bocca. In realtà è un alfabeto, “Artabeth” che riprende particolari di grandi opere. E quindi la lettura è: A come Antonello da Messina, B come Botticelli, C come Caravaggio, D come Dalì, E come Escher, e così via. “Fare una lettera è facile - spiega l'artista – ma fare un alfabeto è arduo, perché non è solo una questione di esecuzione, ma c'è un'idea da trovare dietro ogni lettera”.

Dice il curatore Frassà. “Lorenzo ha creato per la pubblicità ben 150 loghi. E prima di realizzare queste opere, ha lavorato nel disegnare centocinque - centosei alfabeti, che per lui sono lavoro. Ma, ha detto, non li vendo, li trasformo in un'opera d'arte, rinunciando così al profitto. Quindi c'è anche un'opera di responsabilizzazione del messaggio della comunicazione dell'arte, che è affascinante”

Opera curiosa è quella dedicata a Marilyn Monroe, realizzata un anno fa per la Fashion Week. E' un foulard svolazzante, quella gonna di “Quando la moglie è in vacanza” che si alza con gli sbuffi d'aria della metropolitana. “E' un'opera che ha un suo charme, emana femminilità. Chi ha detto che il quadro deve restare un pezzo statico?” aggiunge Marini. Alla fine dell'esposizione c'è “Alpha Cube” un'enorme cubo con pareti, soffitto, pavimento, foderati di lettere, dove ci si può entrare, opera immersiva inaugurata l'anno scorso alla 58^ Biennale d'Arte di Venezia allo Spazio Tethis all'Arsenale, autentico mondo delle lettere che vengono articolate una per una da una voce robotica.

E poi c'è l'omaggio a Venezia, con l'invenzione di un alfabeto tutto per lei. “Venice Type”. Un quadro dove la prima lettura sta nell'oro sparso nella tela, perché Venezia è ricchezza, e nel graffiato, ovvero la mancanza, perché Venezia è anche la decadenza. La seconda lettura è nelle lettere. La A è il marchio dell'Accademia delle Belle Arti, la B è San Marco in verticale, la I è una palina, la F è il ferro della gondola, la L il leone di San Marco, la M una trifora, la S il Canal Grande capovolto, la V il vetro di Murano, “La Zeta lo zucchero, perché Venezia è dolcissima” conclude l'artista.

Ogni lettera ha una sua storia nascosta, l'alfabeto il codice per scoprirla e comprenderla. Vocali e consonanti vengono collocate, colorate, disegnate per poi essere lasciate libere di scorrazzare nella fantasia di colui che le osserva e ammira. Da oggi ragazze siete libere. Liberi tutti!” dispiega con forza l'artista. Il pregio di Marini è quello di portarci nel fantastico mondo delle lettere con giocosità, a disvelare misteri senza fine, periodi remoti e il nostro passato, fascino e sensualità, contaminandoci con la leggerezza e l'eleganza di un animo gentile.

Lorenzo Marini è nato a Monselice, e studia a Venezia all'Accademia di Belle Arti con Vedova per poi laurearsi nel 1980 in Architettura. Entra nel mondo della pubblicità e lavora in diverse agenzie fino al 1997, quando ne fonda a Milano una di propria con filiali tra cui New York. Persona eclettica, si dedica al cartooning, alla regia, alla scrittura con la stesura di due romanzi e alcuni saggi. Ha condotto con Dario Vergassola il programma “Il giorno della marmotta” su Rai radio 2. Quale Art director, è stato chiamato “Costruttore di successi”.

 


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Lieta Zanatta

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