I due marò tornano in India ''Non ci sarà pena di morte''
ROMA - "Il governo italiano ha richiesto e ottenuto dalle autorità indiane l'assicurazione scritta riguardo al trattamento che sarà riservato ai fucilieri di Marina e alla tutela dei loro diritti fondamentali. Alla luce delle ampie assicurazioni ricevute, il governo ha ritenuto l'opportunità, anche nell'interesse dei Fucilieri di Marina, di mantenere l'impegno preso in occasione del permesso per partecipare al voto, del ritorno in India entro il 22 marzo. I Fucilieri di Marina hanno aderito a tale valutazione". E' quanto si legge in una nota diffusa da Palazzo Chigi.
Oggi il presidente del Consiglio Mario Monti, insieme al ministro della Difesa Giampaolo Di Paola e al sottosegretario agli Esteri Staffan de Mistura, ha incontrato i fucilieri di Marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, per valutare congiuntamente - si legge nel comunicato di Palazzo Chigi - la posizione italiana e i risultati delle discussioni avvenute tra le autorità italiane e quelle indiane. La posizione del governo era stata definita in mattinata in un'apposita riunione del Cisr (Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica) presieduta dal presidente Monti.
Il sottosegretario agli Esteri Staffan De Mistura ha spiegato che la decisione di far rientrare in India i due marò è stata presa dopo che l'India ha garantito che non verrà applicata la pena di morte. Latorre e Girone partono stasera e soggiorneranno presso l'ambasciata italiana in India.
Ad accompagnarli sarà lo stesso De Mistura, che ha spiegato come si sia arrivati alla decisione di farli tornare in India: "Per non mantenere una parola, una garanzia formale del governo italiano data tramite l'ambasciatore, ci doveva essere un motivo molto grave", ha detto all'Adnkronos. E questo era "il silenzio indiano sulla natura di questa corte speciale, c'era il pericolo che questa corte avesse considerato la possibilità di applicare la pena capitale". Un fatto "talmente grave" da giustificare la scelta di venir meno all'impegno preso.
Ma a queste preoccupazioni, ha aggiunto, "il governo indiano ha risposto con un documento scritto che contiene garanzie su come verranno trattati i marò e sul fatto che non è neppure concepibile alla lontana l'aspetto della pena capitale". "Di conseguenza è venuta a decadere la ragione eccezionale che ci ha spinti a non mantenere la parola data. La parola di un italiano è sacra", ha sottolineato. "Questo non toglie - ha rilevato ancora - che ci batteremo con tutti i nostri mezzi perché venga fatta valere l'immunità funzionale e la richiesta di un arbitrato internazionale".
Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, rende noto un comunicato, ha avuto una conversazione telefonica con Massimiliano Latorre nel corso della quale ha espresso a lui e al suo collega Salvatore Girone l'apprezzamento per il senso di responsabilità con cui hanno accolto la decisione del governo e ha assicurato loro la massima vicinanza nel percorso che li attende con l'augurio di un sollecito, corretto riconoscimento delle loro ragioni.
I parenti di Massimiliano Latorre si sono rifugiati nel silenzio. In particolare il nipote Christian D'Addario, che gli è sempre molto vicino, ha fatto sapere che stasera preferisce non parlare con i giornalisti.
LE REAZIONI - Alla notizia del rientro in India dei due marò arrivano a stretto giro le reazioni. Non usa mezzi termini il segretario del Pdl, Angelino Alfano: ''E' una decisione tanto inaspettata quanto grave, che ha il sapore di un tragico ritorno all'Italietta. Così si perde la credibilità nazionale e internazionale''.
Si dice ''sconcertato'' il gen. Mauro Del Vecchio, già al vertice della missione Isaf in Afghanistan e comandante del contingente italiano in Kosovo. ''E' una doccia fredda, da ex comandante militare voglio esprimere ai due marò la mia vicinanza e la mia solidarietà'' commenta all'Adnkronos. ''Con dichiarazioni roboanti - aggiunge Del Vecchio, ex parlamentare Pd - era stata annunciata la volontà di trattenerli in Italia, ora questa marcia indietro. Il minimo che si può dire è che non ci facciamo una bella figura. Speriamo almeno - conclude - che i due militari siano stati messi in questa situazione nell'ambito di uno sviluppo concertato con l'India per il superamento della crisi diplomatica e che alla fine tutto si risolva per il meglio''.
''Sono disgustato - dichiara all'Adnkronos Franco Angioni, il 'Condor' della missione militare italiana in Libano - E' una vicenda che ha superato i 365 giorni, inconcepibile che in società internazionali evolute questo caso non si sia risolto e due fucilieri attendano ancora di essere giudicati''. ''Questa risoluzione di farli rientrare in Italia - sottolinea il generale Angioni - aveva il significato di dire basta con questo andare e venire. E così Latorre e Girone sarebbero stati giudicati da noi, con due provvedimenti - uno militare e uno ordinario - già aperti da più di un anno''. E invece, conclude il 'Condor', ''ora rientrano in India sulla base di assicurazioni che, alla luce delle analisi di più di un anno, sollevano comunque molti dubbi''.
Condivide la posizione del governo l'ex capo di Stato Maggiore della Difesa, Vincenzo Camporini, vicepresidente dell'Istituto Affari Internazionali. ''Fin dall'inizio di questa vicenda sono stato convinto che la posizione italiana in tema di giurisdizione sia inattaccabile, ma la decisione di rimandarli in India lenisce una grande ferita alla credibilità del nostro paese. Rimarranno comunque delle cicatrici e condivido la posizione del governo'' afferma all'Adnkronos. ''A questo punto - conclude Camporini - pur nel quadro della dinamica situazione istituzionale italiana, mi domando se non ci saranno conseguenze politiche'' per questa vicenda.
Non usa mezzi termini il generale Carlo Jean nel commentare all'Adnkronos la decisione del governo di far ripartire per l'India Latorre e Girone al termine del permesso concesso dalle autorità indiane. ''Non si possono fare 'promesse da marinaio' di questo genere. E' una cosa indegna di una nazione civile, per il governo una vergognosa figura di Pulcinella, da dilettanti allo sbaraglio''. ''Vorrebbero così recuperare la credibilità dell'Italia? E' una cosa gravissima'', aggiunge l'esperto di geopolitica e strategie militari. ''Così come quando l'Italia riuscì a farsi riconsegnare i due marò si parlò di orgoglio e di schiena dritta - osserva Jean - allo stesso modo ora chi è responsabile di un atto così vergognoso deve essere cacciato via su due piedi''.
Per Angela Del Vecchio, docente di diritto internazionale all'Università Luiss, ''non può esserci una ragione giuridica'' alla base del rientro dei marò in India. ''Sotto il profilo del diritto - osserva all'Adnkronos - l'Italia è in una botte di ferro, comunque si voglia vedere la questione la competenza non è indiana. E in ogni caso i due militari italiani dovevano rimanere in Italia fino alla definizione conclusiva della giurisdizione sulla vicenda da parte di un organismo internazionale''. ''Sono veramente sorpresa, anche perché non c'è stato un fatto nuovo dal punto di vista giuridico. Alla base della decisione potranno esserci forse motivazioni politiche ma non ragioni di diritto internazionale''.
Intervistato dal Telegraph, il ministro della Giustizia indiano, Ashwani Kumar, aveva ricordato che domani è la data che era stata fissata dalla Corte Suprema per la fine della licenza concessa ai due militari italiani. "I marò possono ancora tornare in India entro il 22 marzo e se questo succede, la spiacevole situazione potrà essere risolta" aveva dichiarato Kumar.
Intanto la notizia del rientro in India dei due marò è stata rilanciata questa sera dai principali quotidiani. Dal 'Times of India' all''Hindustan Times', all''Economic Times' così come al sito di NDTV, tutti danno risalto alla notizia riservandole i titoli di apertura dei siti.
(Adnkronos/Ign)