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25 novembre 2024

Esteri

Ecco lo Shoebill: l'inquietante predatore delle paludi

Si distingue per il suo piumaggio grigio cenere e per il suo impressionante becco, il terzo più grande al mondo tra gli uccelli

| Gianandrea Rorato |

| Gianandrea Rorato |

Ecco lo Shoebill: l'inquietante predatore delle paludi

AFRICA - Un misterioso e minaccioso abitante delle paludi africane ha recentemente catturato l'attenzione degli appassionati di fauna selvatica: lo Shoebill, conosciuto anche come Balaeniceps rex Gould, è un uccello unico nel suo genere, caratterizzato da un becco simile a una scarpa e da un aspetto preistorico.

Questo volatile, il cui nome scientifico deriva dal greco antico e significa "capo di balena", vive nelle paludi dell'Africa orientale e si distingue per il suo piumaggio grigio cenere e per il suo impressionante becco, il terzo più grande al mondo tra gli uccelli.
Nonostante sia in grado di volare, lo Shoebill predilige muoversi a terra, dove si mimetizza tra la boscaglia in attesa della sua preda. Grazie alle sue lunghe zampe e al suo becco micidiale, è considerato un formidabile predatore di imboscate. Si nutre principalmente di pesce gatto, ma non disdegna anguille, serpenti e addirittura cuccioli di coccodrillo.
Le coppie riproduttrici di Shoebill sono monogame e depongono fino a tre uova in una covata, anche se di solito solo uno dei piccoli sopravvive fino all'età adulta, a causa della rivalità tra fratelli. Il primogenito più grande, infatti, è noto per competere con i suoi fratelli per il cibo e per ucciderli a beccate.
Sebbene fosse conosciuto agli antichi egizi e agli arabi, lo Shoebill è stato classificato solo nel XIX secolo dopo che alcuni esemplari furono portati in Europa. Oggi, è considerato una specie vulnerabile all'estinzione, con una popolazione stimata tra i 5.000 e gli 8.000 individui, principalmente presenti nelle paludi del Sudan del Sud, dell'Uganda, del Congo orientale e dello Zambia.
Questo enigmatico uccello continua a incuriosire gli studiosi e gli appassionati di natura, offrendo uno spaccato affascinante sulla diversità della vita selvatica africana e sull'importanza della sua conservazione.


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