FERVET, IL FUTURO DIPENDE DALLE BANCHE
In vista una commessa da 350 carrozze, ma senza credito non si riuscirà a tenere in vita l’azienda
Castelfranco – Da una parte la concreta possibilità di ottenere una commessa da 350 carrozze e lavoro per anni, dall’altra la stretta delle banche e l’impellente necessità di ottenere un prestito da 9 milioni di euro.
La Fervet deve fare i conti con questo. Ieri vertice nella sede di Unindustria a Treviso.
«La Fervet è l’unico offerente in una gara d’appalto che si terrà in questi giorni da 350 carrozze – spiega Stefano Bragagnolo, segretario provinciale Uilm Treviso. Si tratta di una commessa da circa 50 milioni di euro. In prospettiva poi c’è un’altra commessa da 250 carrozze e ci potrebbe essere lo sblocco delle nota partita da 901 carrozze di Trenitalia che aveva generato la crisi dell’ultimo anno con la conseguente cassa integrazione».
Il Gruppo Barletta non è più subentrato e si rischia di non riuscire ad affrontare la significativa commessa.
«L’entrata in scena da parte del Gruppo Barletta non c’è più – aggiunge Bragagnolo -. Avrebbero portato un’iniezione di liquidità da 3 milioni di euro, cui si sarebbero aggiunti altri 6 milioni di euro grazie ad un finanziamento, cosa che non è stata resa possibile per via del diniego delle banche. Oggi l’azienda ha circa 18 milioni di euro di debito e ci sono decreti ingiuntivi in corso. Per riuscire a rientrare nel mercato ed ottenere la commessa da 350 carrozze cui potrebbero seguire le altre, ha bisogno di un prestito da 9 milioni di euro. Il responso da parte delle banche dovrebbe esserci nei prossimi giorni».
Ora ci sono fondamentalmente due scenari possibili: il destino delle Fervet dipende da ciò che decideranno le banche.
«Nel caso in cui le banche non dovessere concedere il credito si va incontro al concordato preventivo o all’amministrazione controllata, con la conseguenza che l’azienda non potrebbe ottenere le certificazioni per partecipare alla gare future – spiega Stefano Bragagnolo -. Se invece si otterranno i soldi, si potrebbe arrivare a pieno regime occupazionale già da aprile prossimo e i circa duecento lavoratori in cassa integrazione potrebbero continuare ad avere lavoro assicurato per i prossimi quattro o cinque anni.
Se con le banche va male si riaprirà la cassa integrazione. La situazione è paradossale: nonostante i ripetuti segnali, l’impegno delle forze politiche è stato quasi pari a zero. Da sperare, nel caso in cui non si ottenga il finanziamento, che ci possa quantomeno essere una deroga sulle certificazioni». MC