"FESTEGGIARE IL 2 GIUGNO? NON E' IL CASO"
Maroni, Tosi e Granello sulla Festa della Repubblica
TREVISO - Per qualcuno, il 2 giugno non andrebbe festeggiato. Flavio Tosi e Roberto Maroni, ieri al congresso della Lega a Sarmede, si sono espressi in merito ai festeggiamenti per la Repubblica. E si sono trovati d'accordo nel sostenere che si potrebbero evitare sfarzi e grandi esibizioni.
"Non si tratta di polemiche - ha detto Maroni - ma di una richiesta che io ritengo legittima. Ci sono già stati altri precedenti". Secondo Maroni una sfilata così "costosa si poteva evitare. Il presidente della Repubblica poteva, e ancora può, fare una manifestazione più sobria. All'interno del Quirinale c'é una grandissima piazza d'armi. Si può fare lì e devolvere il denaro a chi ha bisogno a chi ha perso la casa e il lavoro".
A giudizio dell'esponente della Lega questo "sfoggio muscolare mi sembra fuori luogo. Ci sono i precedenti: è stato citato Forlani con il terremoto del Friuli. Il segnale che i cittadini si aspettano è questo: un concreto aiuto e non una sfilata di carri armati. E' la richiesta che - anche noi - abbiamo sottoscritto e chiesto al presidente della Repubblica e a quello del Consiglio. La risposta è stata negativa e mi dispiace molto per questa decisione".
Per il sindaco di Verona "non è il momento di festeggiare il 2 giugno perché è momento di grande difficoltà per gli eventi tragici che sono accaduti a causa del terremoto". Tosi, a margine dell'incontro tenutosi ieri a Sarmede a sostenuto che "non a caso moltissime prefetture hanno ridotto al minimo le commemorazioni del 66/mo anniversario della Repubblica. E' questo - ha concluso - lo spirito giusto e rispettoso della ricorrenza, ma anche della situazione che sta attraversando il paese".
Ma è Giorgio Granello (in foto), segretario provinciale della Lega Nord, a dire che dovrebbero tutti scendere in piazza il 2 giugno. Non a festeggiare, ma a protestare. La proposta di Granello è che che i sindaci scendano in piazza dei Signori, alle 16, per far sentire la loro voce. Di protesta. Nei confronti di uno Stato che sembra non rispettare la Repubblica.