Franceschini contro il David col fucile (quasi un anno dopo)
La pubblicità dell’industria americana scatena le ire italiane, ma circola in rete da ormai quasi un anno
| Julia Gardiner |
FIRENZE – Fuoco a volontà (visto l’argomento è proprio il caso di dirlo) da parte delle istituzioni culturali italiane contro la pubblicità creata dalla Armalite, azienda dell’Illinois specializzata nella produzione di armi leggere, sfruttando l’immagine del David di Michelangelo.
Nella pubblicità la statua, conservata alle Gallerie dell’Accademia di Firenze, imbraccia uno dei modelli prodotti dalla ditta americana del valore di circa 3.000 dollari e fa il paio con un’altra immagine della campagna, nella quale il fucile, collocato in un’ideale galleria museale, sta appeso tra due capolavori, “American Gothic” di Grant Wood e “La Gioconda” di Leonardo, in entrambi i casi con la scritta “A work of art” (un’opera d’arte).
“L’immagine pubblicitaria del David armato offende e viola la legge. Agiremo contro l’azienda americana che deve ritirare subito la campagna” twitta il neo-ministro dei beni culturali Franceschini. Il direttore della Galleria dell’Accademia, Angelo Tartuferi, ha dichiarato che nessun permesso è stato richiesto dall’azienda e che in ogni caso non sarebbe stato concesso, qualificando l’uso da parte dell’Armalite come “illecito” in quanto distorce il significato dell’opera.
La soprintendente del polo museale fiorentino, Cristina Acidini, ha annunciato che diffiderà l’azienda dall’utilizzare l’immagine del David per le proprie campagne pubblicitarie, pur chiarendo da subito che le armi a sua disposizione sono poche: “Certo, si tratta di un caso internazionale e non posso, evidentemente, scatenare l’FBI contro ArmaLite”.
Il capolavoro di Michelangelo, creato tra il 1501 e il 1504, ha quindi trovato, improvvisamente, un elevatissimo numero di tutori. Peccato che la pubblicità tanto vituperata circoli in rete (quindi in tutto il mondo) dal maggio del 2013 e che probabilmente né il Ministro né i responsabili della custodia e della conservazione dell’opera se ne sarebbero mai accorti se l’Espresso non avesse pubblicato la notizia venerdì scorso.
Chi si occupa, quindi, di garantire il corretto utilizzo delle immagini del nostro patrimonio artistico, principale tesoro nazionale?
BDN