Godiamoci i fontanòn
Tornano a zampillare le storiche fontane del centro: bello spettacolo, ma dobbiamo pensare a riciclare l’acqua
VITTORIO VENETO - La Neosindaca Mirella Balliana non ha ancora giurato sulla Costituzione né è stata ufficializzata con la nuova giunta nel primo Consiglio Comunale “in rosa” della storia cittadina che qui, a Vittorio Veneto, continuano a susseguirsi eventi straordinari; a rapido seguire le asfaltature delle vie Manin e Duca d’Aosta, il restauro della Fontana degli Arditi, la pulizia delle altre tre fontane monumentali di Ceneda, perfino il taglio del faggio rosso rinsecchito di via Vittorio Emanuele.
Ora, improvvisamente, anche i due fontanoni del centro e le vicine damigelle lungo il viale della Vittoria hanno ripreso a zampillare. Scampoli di storia: era il 31 ottobre 1934 quando il Principe Umberto di Savoia affacciatosi al balcone del municipio di fronte ad una piazza gremita all’inverosimile ed esultante, schiacciò un pulsante (vedi la tecnologia di allora!) e due getti alti il triplo di quelli che vediamo in questi giorni si proiettarono di colpo al cielo, come geyser islandesi, dalle due splendide fontane progettate dall’inegner Mainardi di Milano sul rinnovato centro città voluto dal podestà Medaglia Oro V.M. Camillo De Carlo. Ora da anni quella famiglia fontaniera soffriva di acciacchi in parte dichiarati e credibili, in parte pretestuosi che la aveva condannata a lunghi mesi di arido silenzio.
Molte le proteste di chi a quei manufatti legava tanti ricordi, con gli incantevoli giochi di luce colorata, il ribollire delle ondose acque sul catino, il canto potente dello scroscio, il pulviscolo refrigerante che ti investiva se gli passavi vicino. Tenendole chiuse si perdeva tutta questa magia; quel diadema di bellezza che impreziosiva il centro si trasformava in una muta lapide. Ora son ripartite. Ma c’è un problema a parte la altezza del getto modulato per evitare, causa capricci del vento, di innaffiare i pedoni. I nostri Veci costruirono i manufatti quando el Comùn era gestore dell’acquedotto e, l’acqua del sindaco, costava nulla alla comunità. Ora invece essa fa girare il contatore del Consorzio. E se pensiamo che le piscine comunali sono sull’orlo del fallimento per insostenibilità di voci di spesa come il consumo idrico vien da chiedersi cosa ci costi la magia delle fontane del centro, oltre a non essere ecologicamente corretto gettare negli scarichi il prezioso oro blu. La soluzione starebbe nel creare un serbatoio sotterraneo con ricircolo della stessa acqua. Sì, campa cavàl…; mi sa che presto le richiuderanno, godiamoci lo spettacolo fin che si può.
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