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31 gennaio 2025

Conegliano

L'area ex Zoppas di Conegliano? "Trasformiamola in un formicaio di persone"

Roberto Zancan è un urbanista che si divide tra Canada, Svizzera e Italia

| Michele Zanchetta |

| Michele Zanchetta |

roberto zancan

CONEGLIANO - Ho dato appuntamento a Roberto al Belvedere sotto il castello, dove spesso ci incontriamo e affrontiamo infinite discussioni. In questo luogo, che abbraccia il centro storico e le pendici delle colline, ho la possibilità di provocare in lui quella innata capacità critica che trattiene a stento. Parlare con lui è un piacere, perché instilla dubbi con i suoi pensieri mai ordinari.

 

Qual è la tua storia professionale?

Sono docente di Storia e teoria dell’architettura all’HEAD a Ginevra, un istituto postuniversitario specializzato in arte, architettura e design. Sono stato coordinatore della ricerca a Venezia alla cattedra UNESCO in conservazione e rigenerazione del patrimonio urbano, ho poi svolto il ruolo di curatore capo per il progetto Inside the Academy per la fondazione BE OPEN, quindi vicedirettore del mensile DOMUS. Ho lavorato a lungo in alcune università canadesi, ma ho anche partecipato attivamente a diversi interventi architettonici ed urbanistici in Italia.

 

Per lunghi anni la Ex-Zoppas è stato un luogo di abbandono e di abbandonati. Un problema sociale per molti...

Ma per affrontare un problema sociale non serve costruire nuovi edifici, bisogna lavorare sul problema specifico che è di ordine pubblico, di criminalità. Poi si può decidere di affrontarlo o meno, ma non è un problema della città dal punto di vista urbanistico, non ne cambia le dinamiche. Piuttosto hanno tagliato tutte le piante e mi dispiace molto.

 

In trent’anni di abbandono la natura era tornata...

Infatti, perché abbatterla? Spero abbiano avuto buone motivazioni per farlo. Un patrimonio ambientale così cancellato senza motivi sarebbe uno scempio.

 

Siamo sopra la città, cosa farebbe l’urbanista Zancan della zona ex Zoppas?

Onestamente, serve fare qualcosa? E’ necessario dover costruire qualcosa di nuovo? Per me quella è un’area che più rimane lì, più diventa una risorsa. Non c’è nessuna necessità di intervenire. A meno che non ci sia una volontà molto decisa di costruire un insieme di alloggi per dare residenza a gente normale e a basso costo.

 

Te lo richiedo, se potessi intervenire, che faresti?

Il concetto è diverso, perché intervenire? Per fare cosa? Venti anni fa ti avrei detto di recuperare gli edifici e trasformarli in loft, come è stato fatto in tutto il mondo, piccoli appartamenti per persone che necessitano di stare vicino al centro. Adesso forse non formulerei la stessa idea, il recupero di quegli edifici non è semplice, si deve lavorare moltissimo sul restauro. Piuttosto riempirei quello che vi ostinate a chiamare vuoto con edifici abitativi, creare un’area molto densa di condomini per persone che vogliono vivere in centro, prendere i mezzi pubblici come bus e treno e spostare l’auto il meno possibile.

 

Siamo già a buon punto, quindi ci vedi un futuro...

Quell’area deve essere destinata ad insediamento, è in centro città e prossimo alla stazione, più ci costruisci e meglio è, e non per andare incontro ad eventuali interessi del costruttore. Deve essere un luogo dove le persone possano socializzare, vivere ognuno con la propria privacy ma con i servizi prossimi. Vivere la città nuovamente, riconquistarla dall’esterno verso l’interno. Questo porterebbe probabilmente nuove persone a Conegliano, ma il problema è che qui c’è dispersione di insediamento, la dimensione che piace alle persone è di andare verso l’esterno per abitare, in direzione di quello che chiamiamo la città diffusa o la campagna urbanizzata, il modello delle nostre terre.

 

Ma esiste questa volontà secondo te?

Adesso ci sono dei privati e non conosco i loro progetti, ma a mio parere un simile intervento deve essere nelle mani del pubblico, che interviene e traccia linee programmatiche, agisce principalmente in termini di bene e interesse economico comune. Ma ci vuole coraggio per affrontare un simile progetto: lo si applica con un modello che conosciamo bene e che purtroppo è stato abbandonato, ma l’edilizia di iniziativa pubblica non esclude il guadagno, che arriva in ambito economico e sociale. Al di là della teoria, l’unica cosa importante è solo come le fai le cose, i mezzi sono tutto, il risultato è in secondo piano. Perché se quella diventa un’operazione per densificare Conegliano in maniera sostanziale, anche la presenza del verde è relativa. Abbiamo vicino dell’altro verde, qui non manca in città e nel circondario.

 

Come vedresti questo nuovo quartiere?

Lo vedrei un formicaio, vorrei un formicaio di persone con tutti i loro servizi a portata di mano. Pensate, far arrivare qui duemila persone, per esempio, sarebbe una rigenerazione per la città. Ma a misura d’uomo, che si possa andare a piedi ovunque: portare i figli a scuola, andare al negozio, a prendere il treno, a bere l’aperitivo o a cena. Di questo nuovo quartiere ne guadagnerebbe anche il centro, che sarebbe solo al di là della ferrovia, raggiungibile tramite luminosi ed ariosi sottopassi. Il nuovo problema sono tutte queste enormi villette con il giardinetto, con costi di gestione altissimi, dove magari vivono solo due anziani. Qui è il sogno di ogni persona, e lo capisco benissimo che vogliano difendere gelosamente il loro spazio, ma la domanda è, meglio così o con vicino qualcuno che gli faccia compagnia e li aiuti?

 


| modificato il:

Michele Zanchetta

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