TREVISO – Un tesoro da 2,3 miliardi. Sono i soldi che presto il governo Monti potrebbe essere costretto a versare alle Province italiane. Non bruscolini: più o meno la metà del valore della discussa spending review.

Solo i sette enti del Veneto attendono pagamenti per 211,6 milioni. Ed evitare di staccare gli assegni, nonostante la partita dell'abolizione, non sarà semplice. Perché le Province quei soldi, promessi dal 1997 al 2007, li avanzano. Tanto che il tribunale di Roma ha appena accolto il ricorso presentato dalla Provincia di Treviso e ordinato al ministero dell'Interno di versargli quasi 24,5 milioni di trasferimenti mai saldati nonostante fossero imposti dalla legge Bassanini.

“Sono trasferimenti erariali che lo Stato deve darci per l'assegnazione di competenze come edilizia, viabilità e ambiente – spiega Leonardo Muraro, presidente dell'Upi Veneto – lo Stato non può disattendere le leggi e decidere se e chi pagare”. Da qui l'emissione del decreto ingiuntivo nei confronti del Viminale e, a ruota, del ministero dell'Economia.

E se Treviso ha fatto da apripista, ora pure le altre Province del Veneto potrebbero seguire la medesima via. A partire da Vicenza, che sta aspettando 49,3 milioni, Venezia, pronta a incassare 44 milioni, e Verona, dove attendono 41,6 milioni. Subito dietro c'è Padova, che conta mancati trasferimenti per quasi 38,5 milioni. Più lontane Belluno, con un credito di 11,5 milioni, e Rovigo, ferma a 2,1 milioni.

Lo stesso Muraro già a marzo si è fatto promotore di un'azione legale per il recupero dei soldi rimasti a Roma. “Ora ogni Provincia ora può avviare un'azione legale – conclude – non solo quelle venete”. E il precedente di Treviso, praticamente inedito, per Monti si annuncia come una nuova gatta da pelare.